Ripetizione dell'esame del Dna. E' questa una delle strade che stanno seguendo Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, i legali di Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in carcere dallo scorso 16 giugno con la pesante accusa di aver barbaramente ucciso Yara Gambirasio.
Il 44enne è stato arrestato proprio perchè il suo Dna corrisponde al 99,99999987% con quello rinvenuto nelle macchie di sangue trovate sui leggins e sugli slip della ragazzina.
Il campione di Dna di Bossetti era stato raccolto, alcuni giorni prima dell'arresto, nel corso di un controllo stradale fittizio, organizzato appositamente a Mapello, nelle vicinanze dell'abitazione di Bossetti.
Un esame che gli inquirenti, prima di procedere al fermo, avevano ripetuto per quattro volte, in altrettanti laboratori diversi.
Gli avvocati del carpentiere, però, intendono presentare a breve un'istanza affinché venga ripetuto il confronto del codice genetico del loro assistito.
Una richiesta che sarà avanzata per verificare ulteriormente l'attendibilità di quel test. Un diritto che spetta agli avvocati della difesa, e che Gazzetti e Salvagni non intendono lasciarsi sfuggire in questo delicato caso.
Intanto Giorgio Portera, ex ufficiale dei Ris di Parma, genetista nominato dalla famiglia Gambirasio per seguire le indagini sull'omicidio della propria figlia, nei giorni scorsi si era espresso proprio su questo argomento: “Non intendo sbilanciarmi, dico solo che in questo momento è la scienza che parla - le parole di Portera a Bgnews - . Il Dna sul cadavere di Yara è acclarato che appartenga a lui”.
Il genetista non aveva escluso poi la possibilità di un possibile complice: “Non ci sono parametri per escluderlo o confermarlo. Ma la mia idea è che Bossetti possa non aver agito da solo quella drammatica sera”.
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