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L'intervista

Tracciò il profilo esatto Ora dice: il killer di Yara non confesserà mai

Carmelo Lavorino è il criminologo investigatore che dopo il ritrovamento del cadavere della 13enne nel campo di Chignolo tracciò l'identikit del suo omicida: "Reagì a un tentativo di stupro, per questo fu uccisa"

"L'assassino non ha ucciso Yara freddamente, bensì lo ha fatto in modo compulsivo dopo averla colpita al capo in seguito a una rabbia distruttiva causata dal rifiuto della ragazzina, dal tentativo di resistere all'aggressione sessuale".

E' il parere di Carmelo Lavorino, direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale), il criminologo investigatore che dopo il ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d'Isola il 26 febbraio 2011, tracciò l'identikit del suo presunto assassino. 

"Il profilo che tracciammo nel 2011 - spiega Lavorino - era basato sull'analisi singola-fattoriale e incrociata-sistemica di una miriade di dati provenienti dalle scene, dai luoghi e dai percorsi del crimine, dalla vittima e dal modus operandi dell'assassino e di molti elementi noti come "indicatori del crimine". Venendo agli sviluppi delle ultime settimane, premetto che dobbiamo attendere il processo prima di incrimnare Bossetti".  

Professore, come avrebbe potuto Bossetti agire così freddamente uccidendo Yara e poi tornare a casa, nel ruolo di padre modello, grande lavoratore e amante degli animali? 

"L'assassino non ha ucciso Yara freddamente, bensì lo ha fatto in modo compulsivo dopo averla colpita al capo in seguito a una rabbia distruttiva causata dal rifiuto della ragazzina, dal tentativo di resistere all'aggressione sessuale, dalla delusione di non essere gradito alla vittima, dall'imprevisto della non riuscita del tentativo di stupro. Difatti, non ha atteso che la ragazzina morisse, ma è andato via lasciandola morire per il freddo e gli stenti: si tratta della fuga dalla realtà, dalle responsabilità e dalla crudeltà. "L'assassino ha agito prima, per quello che riguarda il rapimento, in modo calcolato, pianificato, organizzato, freddo, meticoloso e professionale, poi, dopo lo stupro fallito ha perso il controllo e da adulto è diventato bambino crudele, così distruggendo l'oggetto desiderato ma che non è riuscito a possedere. Dopo la fuga è tornato adulto, pronto a negare a sé stesso la crudele aggressione e a cancellarla con la chiusura del sipario e, quindi, a tornare in famiglia pronto a recitare la parte del padre modello e a proteggere la famiglia. Questo, chiunque sia l'assassino!"

Se fosse l'assassino, Bossetti potrebbe cedere o il suo silenzio di questi anni gli ha permesso di costruire una scorza che emotivamente lo mette al riparo da questa situazione di stress?

"Assassini del genere, anche se catturati, non possono confessare ed ammettere il crimine commesso, perché dovrebbero ammettere alle persone di cui vogliono la stima e il rispetto (moglie, figli, famiglia, conoscenti e colleghi), e che tengono legate a loro tramite il potere, l'autorità e l'autorevolezza del capofamiglia e la falsa immagine del padre-marito perfetto, di "avere predicato bene e razzolato male". Cedere significherebbe ammettere la propria sconfitta, la propria inferiorità e di avere barato: sono soggetti narcisisti che non potranno mai ammettere di avere sbagliato. Quindi, obbediscono alla regola "Negare sempre e comunque, anche l'evidenza"".

Quale potrebbe essere il movente che avrebbe spinto Bossetti ad agire con tale violenza?

"Il movente dell'assassino di Yara è del tipo complesso: perdita del controllo ed esplosione della rabbia distruttiva in seguito a una situazione criminogena iniziata col tentativo di stupro; terrore di perdere la faccia, la stima sociale e la libertà, quindi, omicidio per tacitazione del testimone pericoloso; erotomania, egoismo, crudeltà e voglia di chiudere una situazione drammatica con la fuga, dopo avere eliminato il pericolo. Questi assassini hanno una doppia personalità dove quella maligna determina e domina quella "buona", così costringendola a obbedire alla fantasie sessuali nefaste di stupro e di perversione pedofila, proprio come Dottor J e Mister H."  

Bossetti potrebbe rientrare nel profilo dei criminali alla caccia di ragazzine da iniziare sessualmente?

"Non credo che l'assassino di Yara sia da inserire a tale tipologia, anche se l'ipotesi di scenario non è completamente da escludere. Sicuramente le indagini colmeranno anche questo aspetto valutando al micron i tabulatati telefonici della vittima e del presunto colpevole, i loro movimenti e comportamenti e, soprattutto, il passato del presunto colpevole".

Davvero i familiari potrebbero essersi accorti di nulla? In particolare la moglie?

"In casi di assassini organizzati, con una doppia vita e dediti alla gratificazione dei propri desideri intimi di violenza sessuale e delle loro sfrenate fantasie a danno delle ragazzine, le mogli sono le ultime a potere sospettare situazioni del genere". 

La madre del presunto assassino, Ester Arzuffi, sembra inchiodata dalla scienza che dimostra come i due gemelli siano figli di Guerinoni. Eppure si ostina a mantenere la propria linea. Professor Lavorino, crede davvero che tra i due - madre e figlio - non ci sia mai stato un dialogo tra di loro sul caso Yara?

"La signora Arzuffi sapeva da anni di essere la madre di Ignoto 1, la persona sospettata da molto tempo di essere l'assassino. Al che, logicamente, deve averlo avvertito del fatto di essere figlio di Guerinone, a meno che non avesse la certezza che i figli glieli avesse portati la cicogna. Ne deriva, che se Bossetti è l'assassino, quando la madre lo ha avvertito della verità su Ignoto 1, l'uomo si è attivato per distruggere ogni traccia del crimine e per depistare maggiormente".

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