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Bergamo

Nega e non si contraddice dopo 11 giorni di carcere Bossetti: orco o vittima?

Nega dal primo momento dell'arresto, respinge ogni accusa e non si è mai contraddetto dopo 11 giorni di isolamento in carcere. Nemmeno davanti alla moglie che lo va a trovare in carcere. Chi è davvero Massimo Giuseppe Bossetti? L'orco malato, calcolatore e glaciale, che ha ucciso Yara o una vittima di un ingranaggio investigativo?

Dopo dieci giorni in cella d'isolamento al carcere di via Gleno a Bergamo, Massimo Giuseppe Bossetti ha incontrato la moglie Marita Comi.

Un incontro che avrebbe potuto segnare la svolta con il crollo del presunto killer di Yara Gambirasio. Ma così non è stato.

E allora occorre tornare come in un flash back a lunedì 16 giugno, a quelle immagini che immortalano l'arresto del muratore 43enne di Mapello, accusato dell'omicidio della ginnasta 13enne di Brembate di Sopra.

Basta osservarle bene. Bossetti non si dispera, non contesta l'accusa. Non ha nessuna reazione scomposta. Come una sfinge incassa una delle accuse più pesanti e terribili: essere un orco che ha sequestrato una ragazzina sulla via di casa, ha tentato inutilmente di violentarla e poi l'ha uccisa. Proprio lui che è padre di tre figli avrebbe infierito con inaudita violenza su una ragazzina. 

Bossetti prima nega l'accusa, poi si avvale della facoltà di non parlare. Di fronte al gip Ezia Maccora giovedì 19 giugno non esita a ribadire la propria innocenza. Secondo i verbali avrebbe affermato di non aver mai visto né conosciuto Yara Gambirasio.

Passano alcuni giorni nella sua cella d'isolamento. Sabato 21 accusa una tachicardia a seguito dello stress a cui è sottoposto.

In carcere gli dicono che secondo la scienza non sarebbe figlio di quell'uomo che ha sempre chiamato papà, quel Gianni Bossetti che lo ha visto crescere e che gli ha dato il proprio cognome, ma di Giuseppe Guerinoni, l'autista di Gorno deceduto all'età di 61 anni nel 1999 e che avrebbe avuto una relazione extraconiugale con sua madre, Ester Arzuffi. 

Bossetti non si spiega come l'abbondante traccia di Dna (il suo sangue) possa essere stata trovata sui leggings e sugli slip di Yara. Rifiuta l'esito della scienza che dimostra il suo legame genetico con Giuseppe Guerinoni.

E' sottoposto ad una pressione da sfiancare chiunque: la sua vita è stata stravolta, la famiglia gettata all'aria, le certezze della sua nascita ribaltate eppure di fronte alla moglie, che lo va a trovare in carcere, non smette di proclamare la sua innocenza, la sua estraneità all'omicidio che gli viene contestato.

Bossetti chiede dei figli, come stanno e che cosa fanno, se chiedono di lui. Spalanca il cuore, lo scrigno degli affetti. Ma non ha nessun cedimento. Non crolla.

E allora c'è da chiedersi se questo muratore sia davvero il mostro che da tre anni e mezzo si cercava, il killer glaciale e spietato che ha tentato di violentare la piccola Yara lasciandola morire di freddo e di stenti in mezzo a un campo in una gelida sera di novembre.

Quest'uomo dal corpo esile avrebbe quindi affrontato la forte e agile ginnasta Yara, l'avrebbe spinta con forza sul proprio furgone e l'avrebbe portata a morire in un campo a Chignolo d'Isola?

Davvero questo muratore sarebbe l'abile assassino che non lascia traccia dietro di sè togliendo la sim del cellulare della propria vittima?

Bossetti avrebbe condotto una vita regolare, tra i cantieri, la famiglia, la cura del corpo che aveva, senza mai fare uno sbaglio in tutti questi anni?

Nella collutazione con Yara si sarebbe ferito con quel taglierino che ha ucciso la vittima: davvero la moglie non ricorda un dettaglio così importante per quella sera a cena?

Mentre tutti cercavano Yara, il suo assassino avrebbe frequentato con la stessa assiduità i luoghi del sequestro con la tranquillità di sempre. E c'è quindi da chiedersi: questo 43enne padre di famiglia dalla vita ordinaria risponde al profilo dello spietato killer?  

Oppure se - come Mohamed Fikri, il muratore di origini marocchini prima indagato della stessa accusa che ora pesa sullo stesso Bossetti - non sia lui stesso ora la vittima di un ingranaggio investigativo che si è inciampato sul suo nome come una riffa claudicante.

Chi è davvero Massimo Giuseppe Bossetti?

Non hanno dubbi gli inquirenti che in questi giorni, abbandonate le polemiche, si sono trincerati dietro un silenzio ermetico: "è l'assassino di Yara".

Non cedono d'un passo Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, i due legali impegnati nella difesa di Bossetti: "è innocente e lo dimostreremo".

Il tempo e gli esiti delle indagini in corso potrebbero dare una svolta a questa "inchiesta pazzesca", come l'ha definita il pm Letizia Ruggeri che si è trovata a farne la regia. 

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