Il nylon prodotto in Val Gandino compie mezzo secolo: i 50 anni della Radicifil. Un’industria nata da un’intuizione di Gianni Radici che prima iniziò a compare telai e poi pensò di produrre il filo di nylon. Una scommessa non da poco, se si considera che l’unica azienda italiana che allora, correva l’anno 1964, produceva il filato sintentico era la Snai, un’azienda dello Stato. Insomma un piccolo Golia con una mente lungimirante da grande industriale.
La Radificil ha festeggiato il suo mezzo secolo sabato 14 giugno.
Nell’atrio dell’azienda di Casnigo abbiamo incontrato Angelo Radici, uno dei tre figli maschi di Gianni (oltre ad Angelo ci sono Maurizio e Paolo) che oggi è a capo della Radici Group. "Sì, è una bella occasione per ricordare" afferma Angelo Radici, mentre stringe mani ai vecchi dipendenti che hanno colto l’occasione di varcare i cancelli per tornare nella fabbrica che ha dato lavoro e pane. "Il merito è di mio padre Gianni, alla sua grande intuizione, e ai dipendenti che gli hanno creduto e che ancora oggi lavorano con noi". Sono circa un migliaio le persone che hanno aderito all’invito per visitare la Radicifil di Casnigo. E nei tour per conoscere l’attività di produzione di questa azienda fa specie sentire vecchi dipendenti alla ricerca di loro macchinari: "E’ cambiato tutto".
Tra il 2010 e il 2011 solo per questo impianto sono stati investiti dieci milioni di euro. Tra gli interventi di adeguamento non è mancata l’attenzione all’ecologia con un recupero dell’acqua pari all’80%. Tre i settori su cui si concentra la produzione di questo filato: il nylon ad alta tenacità utilizzato per i tessuti degli airbag, le cinghie di trasmissione, i rinforzi degli pneumatici; il rivestimento interno di auto di alta gamma come Jaguar, Audi, Bmw e Volvo; ed infine la realizzazione di moquette per il settore alberghiero. Nella giornata di festa Angelo Radici racconta l’emozione di questo importante traguardo raggiunto per la Radicifil, rimarca che nell’augurio ci sono anche le attese per il futuro, pensa ai giovani e per uscire dalla crisi suggerisce una sua ricetta che come ingredienti base ha il lavoro di squadra: “Imprenditore, lavoratori e sindacati devono impegnarsi insieme, senza lo sviluppo delle aziende non c’è futuro”.
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