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L'inchiesta

Hot Road: 11 arresti In cella gli sfruttatori di cento prostitute

Undici arresti, otto divieti di dimora in provincia di Bergamo e un obbligo di dimora sono stati emessi nella mattina di giovedì 10 aprile dal Gip Enza Maccora. Le indagini durate due anni dal pm Raffaella Latorraca con l'ausilio dei carabinieri hanno portato allo smantellamento della banda di albanesi e rumeni che sfruttavano giovani donne dell'Est Europeo.

“Sposta quei rastrelli, non servono a nulla e ci perdiamo. È meglio rimettere un pinguino”. È una delle intercettazioni che i carabinieri di Bergamo hanno criptato per ricostruire il racket della prostituzione sulla ex statale 525 tra Dalmine e Boltiere.

I “rastrelli” erano le giovani ragazze rumene che venivano avviate alla prostituzione e che inesperte non raggiungevano gli incassi sperati. Il “pinguino” era una prostituta esperta, considerata vecchia anche se aveva appena trent’anni. Gli sfruttatori sono ora in carcere. A conclusione di una lunga indagine condotta dal pubblico ministero Raffaella Latorraca avviata dopo la denuncia di una prostituta rumena nel 2012. Appostamenti, pedinamenti, intercettazioni sono servite a ricostruire l’organizzazione che faceva capo a due albanesi Emrjan Shelqetja detto “Misha”e Fatjon Lleshi.

“Un’organizzazione che era strutturata su tre livelli, in cui i due albanesi erano al vertice ed erano considerati i padroni della strada, poi c’erano i rumeni che erano legati sentimentalmente alle ragazze ed erano i loro protettori, ed infine alcuni italiani che le ospitavano o che facevano da autisti alle prostitute” spiega il procuratore capo di Bergamo Francesco Dettori. “Ogni prostituta doveva versare a Misha 350 euro a settimana, per una notte la tariffa era di 50 euro – afferma il pubblico ministero Raffaella Latorraca che ha condotto le indagini –. Queste giovani vittime era legate sentimentalmente ai loro sfruttatori che le controllavano ad ogni momento, in modo ossessivo per poter guadagnare di più. Le ragazze venivano spostate lungo la strada, proprio come oggetti in vetrina”.

A chiusura delle indagini il giudice per le indagini preliminari Ezia Maccora ha disposto l’arresto per undici persone, divieto di dimora in provincia di Bergamo per altri otto e un obbligo di dimora a Osio Sotto. “In casa di uno degli autisti, un italiano, abbiamo rinvenuto 65mila euro in tagli da 500 e 100 euro sotto il cuscino e sotto il materasso – afferma il comandante dei carabinieri, il colonnello Antonio Bandiera – Impossibile quantificare il giro d’affari, ma resta la grave violenza degli sfruttatori nei confronti di questa giovani donne”.

Ed era proprio da una denuncia di una di queste ragazze, una rumena che due anni fa era partita la denuncia che poi ha dato il via all’indagine. In Italia ospite della cognata fu costretta a prostituirsi sulla strada per contribuire alle spese di casa, ma una volta avviata alla prostituzione era stata vittima di minacce e soprusi.

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