“Io ho una teoria: chi è omofobo ha una grande fragilità, ovvero la paura di diventare ‘frocio’”. È questo il commento di Gianni Amelio che mercoledì mattina ha presentato a Roma il suo docu-film "Felice chi è diverso", in uscita il 6 marzo: la pellicola, incentrata su 20 storie, racconti e coming out, racconta la storia dell’omosessualità in Italia dai tempi del fascismo ai giorni nostri.
“Ho fatto un documentario – dice il regista – nel quale ci sono delle persone che nonostante tutto dicono e non dicono, si confessano ma alla fine in qualche modo si nascondono ancora. In ogni caso sono tutte persone che parlano di se stesse, tutte uguali, non abbiamo messo nomi, non abbiamo sottolineato quali sono quelle famose e quelle che non lo sono”.
“La cosa più bella è la testimonianza del ragazzo di Bergamo che ha impedito alla madre con il suo comportamento di avere pietà di chi è gay – continua Amelio – Quando lo ha fatto aveva solo 16 anni, in una città di provincia, che di certo non lo protegge e frequenta un istituto industriale dove lui stesso racconta di aver attraversato dei momenti difficili”.
Aron Sanseverino, questo il nome del diciottenne bergamasco, compare nella seconda parte del docu-film, in una serie di scene girate in piazza Vecchia a Bergamo: una parte dedicata ad adolescenti gay che cerca di capire cosa è cambiato e quali sono i problemi ancora da affrontare all’interno della famiglia e della società in cui viviamo.
Noi di Bergamonews l’avevamo intervistato in anteprima: leggi qui.
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