• Abbonati
Parrocchia

L’ammanco milionario e l’accordo mancato E’ giallo a Sotto il Monte

Rimane avvolto da troppi dettagli non ancora rivelati l’ammanco milionario alle casse parrocchiali di Sotto il Monte. La parrocchia si è affidata all’avvocato Roberto Bruni, afferma di avere un video, due testimonianze e una perizia contabile. Ma non ha ancora sporto denuncia.

Sono trascorsi 257 giorni da quando, come sostiene il parroco di Sotto il Monte monsignor Claudio Dolcini, domenica 24 febbraio ha scoperto il collaboratore infedele sottrarre le elemosine delle candele in chiesa.

Da allora però non ha ancora presentato denuncia. La parrocchia si è affidata ad un legale, l’avvocato Roberto Bruni, e sta aspettando la perizia di un esperto contabile prima di passare alle vie della giustizia. Perché si è atteso tanto? Perché per non esporre alla ribalta dei media su questa vicenda si sarebbe preferito trovare un accordo. Che poi è sfumato. In nove mesi di trattativa non si è arrivati a nulla.

IL MILIONE DI EURO

Monsignor Claudio Dolcini, da due anni alla guida della parrocchia di Sotto il Monte, avrebbe calcolato l’elemosine sottratte anche negli ultimi dieci anni, ovvero il periodo in cui il collaboratore parrocchiale avrebbe prestato servizio. Come faccia don Dolcini a presupporre che negli otto anni precedenti al suo arrivo a Sotto il Monte, il collaboratore rubasse non si sa.

Non lo dice. Non risponde alle domande. Sorride e passa oltre.

Come arrivi a stimare quella somma il parroco non lo rivela. Come mai tiri in ballo la tragica morte di un curato a Sotto il Monte legandola all’accusa della vendita di oggetti sacri, non si sa. Come possa sostenere che chi amministrasse la parrocchia di Sotto il Monte prima di lui non si sia accorto di nulla, non lo spiega. E rimane il grande punto interrogativo: come sia possibile che il consiglio degli affari economici e gli stretti collaboratori del precedente parroco monsignor Marino Bertocchi non si siano accorti di questi cospicui ammanchi?

Domande senza risposta. Rimane la versione del parroco. Una versione che però ha distrutto in questi mesi la reputazione del collaboratore ritenuto “infedele” da don Dolcini.

I DETTAGLI DELL’ACCORDO

Da quel 24 febbraio tra il parroco e il volontario sono intercorse delle lettere, delle mail, in cui si abbozza l’accordo per chiudere l’episodio. Ma quando la cifra quantificata dal parroco viene contestata dal collaboratore si torna al punto di partenza.

Pare che il parroco abbia proposto degli immobili individuati a Sotto il Monte che avrebbero poi potuto servire alla parrocchia. Ma rimaneva fumosa la conclusione dell’accordo: il collaboratore ritenuto infedele all’atto notarile sarebbe quindi diventato un benefattore della parrocchia? Impossibile.

E così il tavolo dell’accordo sarebbe saltato. Il carteggio tra i due, parroco e volontario, si sarebbe fatto troppo fitto. E ora si teme che se venisse reso pubblico per difendere il collaboratore anche il parroco ne uscirebbe a pezzi su questa vicenda. Tiri incrociati, minacce, accuse e accordi che sfumano. Tutta questa storia, poco chiara e sempre più controversa, rischia di gettare un’ombra orribile sulla ormai prossima festa a Sotto il Monte quando Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII, sarà proclamato Santo.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
Papa Giovanni XXIII
Bergamo
Giovanni XXIII sarà santo La canonizzazione il 27 aprile 2014
Sotto il Monte
Sotto il monte
Papa Giovanni santo, ma in parrocchia ammanco di 1 milione
Monsignor Claudio Dolcini
Sotto il monte
Il Papa Buono, il parroco detective e l’ammanco: ma qualcosa non torna
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI