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L'operazione

Il Gps dei furgoni svela i tragitti della droga e incastra narcos Locatelli

Un'indagine lunga e complessa, ma alla fine ha portato alle prove determinanti che incastrano Pasquale Claudio Locatelli, 61 anni, noto trafficante di droga ora in carcere in Spagna. La notifica della conclusione delle indagini in un carcere nel Sud della Francia lo scorso 3 ottobre.

È una storia di droga. Di traffico di droga. Protagonista è Pasquale Claudio Locatelli, 61 anni originario di Almenno San Bartolomeo meglio conosciuto come “Mario di Madrid” ora in carcere a Cadice in Spagna. Il 3 ottobre scorso la Procura di Bergamo è riuscita a consegnare a Locatelli la notifica della conclusione delle indagini e quindi il rinvio a giudizio. Si chiudono così le indagini – condotte dal pubblico ministero Maria Cristina Rota – sulla scoperta di un carico di 917 chili di hashish che i carabinieri di Villa d’Almè trovarono in un’autorimessa in via Rosolino Pilo a Bergamo il 4 marzo 2008.

Migliaia di intercettazioni, controlli incrociati e verifiche di tabulati telefonici, e poi ancora la ricostruzione di quei spostamenti per portare dalla Spagna la droga. Grazie anche al certosino lavoro del luogotenete Marcello Barlabà che ha affiancato il pm Rota alla fine le indagini si sono concluse e hanno individuato in Locatelli il regista di quel carico di quasi una tonnellata di hashish rinvenuta in un garage utilizzato dall’ex carabiniere del Ros Gianfranco Begnigni, indagato a Milano con altri ex colleghi tra i quali il generale Gianpaolo Ganzer. Benigni con Dario Ferraro, fratello di Loredana la convivente di Locatelli, all’inizio del 2008 era partito da Bergamo per andare in Spagna da Pasquale Claudio e farsi indicare dove recuperare il carico. Per trasporto del carico di droga Benigni e i complici avevano utilizzato due furgoni dell’autonoleggio Preda di Curno.

Sul furgone era stato installato dalla società bergamasca un sistema Gps. È stato proprio il Gps che ha permesso di ricostruire tutti gli spostamenti di quel traffico di stupefacenti. A guidare uno dei due furgoni, con 600 chili di droga, era un coppia di cittadini francesi.

“Non erano coniugi, la donna era stata utilizzata proprio per dare l’idea di una coppietta che era in viaggio in Italia” spiega il pm Rota.

Il carico di hashish di “qualità scadente” era diretto a Roma, ma per riuscire a piazzarlo sul mercato era necessario utilizzare della droga di buona qualità e così la banda recuperò altri 300 chili di droga nel napoletano. L’autorimessa di Bergamo era un appoggio, la base per miscelare i due carichi prima di piazzarli sul mercato. È stato allora che i carabinieri di Villa d’Almè e di Zogno entrarono in azione e scoprirono il carico.

“È stato possibile notificare a Locatelli l’atto di chiusura della indagini soltanto quando il 61enne è stato trasferito momentaneamente in un carcere nel Sud della Francia dove aveva in corso un altro procedimento penale – aggiunge il Procuratore Capo di Bergamo, Francesco Dettori –. Non è stato facile, ma grazie all’intervento del console a Nizza è stato possibile consegnare questo atto. La chiusura delle indagini ritardata non è stata dovuta a lassismo della Procura che ha lavorato con impegno, bensì a impedimenti burocratici”.

Una precisazione che pare voler rispondere allo scrittore Roberto Saviano che nel volume “ZeroZeroZero” aveva dedicato a Locatelli un capitolo intero ventilando un lassismo della procura orobica. Arrestato all’aeroporto di Madrid nel 2010 dal personale dell’Udyco, l’unità specializzata per il contrasto al traffico di droga e al crimine organizzato della polizia nazionale spagnola, Locatelli sta scontando una pena nel carcere di Cadice, nel Sud della penisola iberica. Una vita, quella di Locatelli, scandita da fughe rocambolesche. Fermato in Spagna, ad Alicante, nel maggio del 2006 mentre stava entrando in un albergo con un passaporto sloveno e 77 mila euro in contanti, era stato scarcerato dai giudici spagnoli per un vizio di forma nel corso del processo. In passato, nel 1994, Locatelli era stato arrestato a Madrid nel corso di un’operazione internazionale durante la quale furono arrestate un centinaio di persone e furono sequestrati circa 32 milioni di dollari e cinque tonnellate di cocaina. Estradato in Francia nell’estate del 1997 è stato processato e condannato a 18 anni di carcere.

Nel corso dell’incontro con la stampa, il pubblico ministero Maria Cristina Rota ha escluso qualsiasi collegamenti con il caso di Yara Gambirasio.

Il caso dell’omicidio di Yara era stato infatti collegato ad una possibile ritorsione ai danni di Fulvio Gambirasio, padre della tredicenne di Brembate di Sopra, perché testimone in un processo contro Locatelli. Il pm Rota è stato categorico: “Non c’è nessuna pista da battere in questa direzione”.

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