Dopo la tragedia il dolore e la ricerca della verità per cercare di capire che cosa sia successo. Che cosa ha causato la morte di due persone la mattina di giovedì 7 novembre, quando le sbarre del passaggio a livello di Ca’ de Rizzi si alzano, un’ambulanza passa e viene investita e travolta dal treno.
Uno schianto violento in cui sono morti Umberto Pavesi, 79 anni, e il figlio Claudio di 49 entrambi di Filago.
Dopo aver sentito testimoni, ascoltato il macchinista, verificato i tracciati e la memory card del passaggio a livello il pubblico ministero Maria Cristina Rota ha iscritto nel registro degli indagati il capostazione di Ambivere: Aurelio Carminati di Bottanuco.
Il fascicolo aperto riporta l’accusa di disastro ferroviario e omicidio plurimo colposi. Un errore umano quindi, come confermava il pm Rota già dopo le prime testimonianze raccolte e i tabulati raccolti dalla Polfer.
Anche se il capostazione di Ambivere subito dopo la tragedia ripeteva e affermava che "Quel pulsante l’ho schiacciato io, ma quando era il momento di farlo". E saputa l’accusa che gli viene rivolta dalla Procura di Bergamo afferma: "Sono distrutto, penso a quei morti giorno e notte. Io sono intervenuto quando l’operazione andava fatta" si difende l’uomo.
Intanto le indagini proseguono. C’è un nodo ancora da chiarire: perché quel sistema era difettoso? E da quanto tempo? Secondo alcuni testimoni, quella mattina, un’ora prima che il convoglio Bergamo-Lecco travolgesse l’ambulanza le sbarre del passaggio a livello erano rimaste abbassate per oltre venti minuti. Lo raccontano alcuni automobilisti che rimasero in colonna in attesa che le sbarre si alzassero.
L’episodio si è ripetuto anche alle 9.42 di giovedì 7 novembre. Dopo dieci minuti le sbarre si erano alzate, l’ambulanza riprese il suo tragitto e sui binari si scontrò con il treno. Per l’autista dell’ambulanza era impossibile evitare l’impatto, la visuale è ridotta perché i binari costeggiano una collina ricoperta di alberi.
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