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Il funerale

Una Chiesa gremita dà l’ultimo saluto a don Sergio fotogallery

Una folla numerosa ha completamente riempito la Chiesa, il sagrato e le strade in prossimità della Chiesa parrocchiale di Redona. A presiedere le esequie il Vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi. Presenti autorità civili, tra cui il sindaco Franco Tentorio, la parlamentare bergamasca Elena Carnevali, e rappresentanti della Diocesi, tra cui Monsignor Gervasoni, neo Vescovo di Vigevano, il parroco di Borgo Santa Caterina, don Paiocchi e don Vicentini e tanti religiosi che hanno condiviso con lui il cammino spirituale.

“La testimonianza di don Sergio ci lascia un grande annuncio di risurrezione”. Con queste parole nell’omelia il Vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha ricordato l’esempio di don Sergio Colombo, parroco molto amato di Redona, venuto a mancare giovedì 10 ottobre dopo una lunga malattia. A porgergli l’estremo saluto una folla numerosissima, composta da molti giovani, anziani e famiglie, i tanti fedeli, provenienti da Redona e da diversi paesi della bergamasca, che hanno compiuto il proprio cammino spirituale seguendo don Sergio.

Ai funerali, celebrati sabato 12 ottobre, la Chiesa parrocchiale era colma in ogni ordine di posto e il sagrato era gremito di persone. Presenti diversi rappresentanti della società civile, tra cui il Sindaco di Bergamo, Franco Tentorio e la parlamentare bergamasca Elena Carnevali, e diversi rappresentanti della Chiesa di Bergamo, come monsignor Maurizio Gervasoni, recentemente nominato Vescovo di Vigevano, il parroco di Borgo Santa Caterina, don Paiocchi , don Vicentini e numerosi religiosi che gli erano particolarmente vicini.

Nell’omelia il Vescovo Beschi ha dichiarato: “Credere è lottare, così come ha lottato don Sergio. Credere significa intraprendere la lotta che Dio stesso ingaggia con l’uomo che cerca la verità. La fede stessa è una lotta. Don Sergio veniva accostato alla consolazione di Dio, era testimone di speranza, una speranza frutto della grazia. Il testo del Vangelo che recita: “Vi esorto ad offrire i vostri corpi in un sacrificio di grazia” era il brano più amato da don Sergio: indica l’offerta dell’esistenza che prevede il donare il corpo, il proprio corpo, nella vita di ogni giorno, nella storia. Il corpo, infatti, dà consistenza alla vita e all’umanità, è immagine dell’incarnazione, è relazione con Dio. La relazione con Dio, così come la relazione con i fratelli, infatti, è comunione con il corpo. Allo stesso modo, la Chiesa deve essere corpo e non corporazione di Dio”.

Il Vangelo indica che donare se stessi significa accogliere i fratelli, prestando particolare attenzione ai più deboli. Il Vescovo prosegue: “Il brano del Vangelo preferito da don Sergio, che era solito scegliere per celebrare i funerali, recita: “Ti lodo Signore perché hai rivelato queste cose non ai sapienti, ma ai più piccoli. Venite a me voi tutti stanchi ed oppressi e vi ristorerò”, proprio come faceva don Sergio, attento alle esigenze dei fratelli in difficoltà. È il Vangelo della benevolenza di Dio, che rinfranca la vita e che viene manifestata all’uomo dalla persona di Gesù. È esperienza di risurrezione, così come la vita di don Sergio è stata annuncio di risurrezione”.

Don Sergio è stato una figura di riferimento non solo per Redona, ma anche per tutta la Diocesi. Erano in molti ad essere legati a lui. A testimoniarlo anche una scritta che campeggia su un muro in prossimità dell’edifico che ospita il centro anziani del quartiere: “Don Sergio nel cuore”. La gente lo ricorda con affetto e commozione. Il presidente del centro anziani di Redona, Giosuè Monticelli, afferma: “I ricordi sono tantissimi. È sempre stata una persona presente e cordiale, lo conoscevano tutti. Spesso veniva al centro e stava vicino agli anziani, dando una parola buona, di conforto. Non aveva problemi di dialogo con nessuno, dialogava senza fare alcuna differenza tra le persone. Insieme abbiamo organizzato tante feste, gite e momenti di ritrovo. Anche quando la malattia lo metteva alla prova, ci teneva ad essere presente. Ricordo, per esempio, quando, tre domeniche fa, aveva preso parte alla cena con i Monfortani e le persone del quartiere”.

Don Sergio è stato un esempio per la parrocchia, ma anche un punto di riferimento per la vita civile della città. L’ex consigliere comunale di Bergamo Giuseppe Anghileri afferma: “Lo ricordo, in modo particolare, in occasione di una commemorazione organizzata per la festa dei Caduti a Redona, che aveva visto protagonista il plotone di Legnano, cui avevano preso parte anche il generale Fiore, comandante della divisione legnanese, e lo scultore Brolis, la cui opera raffigurava l’immagine di una mamma pietosa e addolorata. Fece un discorso molto bello, intenso e profondo. Inoltre, non potrò dimenticare le tante omelie ascoltate: aveva la capacità di fare in modo che le persone ragionassero alla luce della Parola di Dio. La sua capacità mi ricorda don Silvio Ceribelli, parroco di Borgo Santa Caterina, scomparso quasi 30 anni fa. Anch’egli era un ottimo predicatore, in grado di farsi ascoltare, ma non solo: entrambi esemplificavano e vivevano quello che dicevano. La presenza di una folla così numerosa è una piccola ma significativa testimonianza del suo saper essere pastore. Il calore e l’amore delle persone lo portano nella vita eterna”.

Paolo Ghisleni

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