Un esodo finito in tragedia. Ancora non si è finito di contare i morti del naufragio di giovedì 3 ottobre sulle coste dell’isola di Lampedusa. A causa di un incendio, scoppiato a bordo di un barcone con oltre 500 migranti, sono dispersi in mare oltre 300 persone. I cadaveri finora recuperati sono poco più di 130, le persone salvate sono 155 ma mancano all’appello centinaia di migranti.
Secondo i sommozzatori molti sarebbero sotto il barcone affondato e che ora si trova a 47 metri di profondità. I migranti si sono gettati in mare quando hanno visto le fiamme, era stata accesa una coperta per lanciare un Sos ai soccorsi, ma accanto alla coperta c’era una tanica di benzina e l’imbarcazione ha preso fuoco. Spaventati e sfiniti molti immigrati, di nazionalità eritrea e somala si sono gettati in mare trovando la morte. I soccorritori hanno recuperato 127 corpi, compresi quelli di una donna incinta e di due bambini, un maschio e una femmina, mentre molti altri sarebbero sotto il barcone.
Nella notte a Lampedusa erano sbarcati da un’altra imbarcazione altre centinaia di profughi siriani. Il centro di accoglienza dell’isola ora ospita oltre 1350 persone. Ne ospitava 770 fino a mercoledì. Secondo Fortress Europe, dal 1994 nel solo canale di Sicilia sono morti oltre 6.200 migranti. Sull’isola è giunto anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano che sta seguendo le operazioni. Il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini ha lanciato un appello: "Non sappiamo più dove mettere i vivi e i morti".
I cadaveri recuperati in mare, infatti, sono stati disposti in un hangar dell’aeroporto di Lampedusa. Di fronte a questa immane tragedia è stata dichiarata giornata di lutto nazionale per venerdì 4 ottobre, festa del patrono d’Italia san Francesco d’Assisi.
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