di Rosella del Castello
"Sappi che io ci sono. Per tutelarti e coprirti le spalle. Sempre". Con queste parole Mario Caffi mi ha annunciato la nomina a direttore di Bergamonews, quasi tre anni orsono. Lui, il presidente, mi diceva che sarebbe stato garante della mia, della nostra libertà.
Allora – lo conoscevo poco – ho pensato a una frase di circostanza, di quelle che si esprimono più per forma che per vera convinzione.
Che errore! In questi anni mi sono ricreduta.
L’avvocato Caffi c’era davvero, e ci è stato vicino, con pacata determinazione.
I momenti di tensione non mancano mai in un quotidiano, soprattutto se piccolo, giovane e assai poco "istituzionale".
Qualcuno si è arrabbiato con la redazione per un articolo, una frase, una fotografia ritenuti impertinenti. E magari ha pensato che rivolgendosi all’editore avrebbe avuto soddisfazione delle sue lagnanze.
Non è mai stato così. Cordiale ma deciso, Mario Caffi ha sempre respinto al mittente le lamentele facendo da scudo per la libertà di Bergamonews, patrimonio prezioso che lui proteggeva. Da vero amante dell’informazione indipendente, una passione che l’aveva spinto a fondare, insieme ad altri, questo giornale.
Quante volte l’ho scocciato per variegati problemi di gestione, passando attraverso la "sua" Anna di fiducia. E ogni volta mi diceva che no, non lo disturbavo: un po’ di tempo per farsi carico dei guai di Bgnews lo ritagliava. Tra una lezione universitaria, una importante e – soprattutto ultimamente – complicata pratica aziendale, una riunione, una call conference…
Ascoltava: si arrabbiava insieme a me se qualcuno ci maltrattava, si inorgogliva se gli raccontavo di qualche traguardo raggiunto.
Ma si schermiva se gli chiedevo un’intervista: "Meglio di no – ripeteva – potrebbero pensare che te la impongo".
Così le poche che sono riuscita a "strappargli" le ho sudate.
Una volta sola ce l’ho fatta a estorcergli qualche idea sulla politica e la società, temi che lo intrigavano da sempre: poco prima delle elezioni di febbraio. Ed è stata una lunga chiacchierata, nel suo studio di via Verdi, con l’avvocato lucido analista, "premonitore" di quanto sarebbe accaduto poco dopo, nelle urne. Uno scambio di opinioni basato su attenzione e rispetto.
Perché Mario Caffi era così: risoluto ma senza pregiudizi e senza bisogno di imporre alcunché. Convincente piuttosto.
E gentile. "Grazie di avermi invitato", mi ha detto qualche mese fa chiamandomi dopo che il vescovo Beschi era stato in visita alla redazione.
Grazie a te, presidente.
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