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Il funerale

Il grazie di Trescore a Eleonora Cantamessa, dottoressa eroe fotogallery

L'ultimo saluto ad Eleonora Cantamessa a Trescore Balneario: migliaia di persone hanno affollato la chiesa parrocchiale in un clima di grande commozione e riconoscimento per quel gesto di grande umanità e altruismo che è costato la vita alla dottoressa 44enne.

Grazie. È questo il modo in cui Trescore ha voluto dare l’ultimo saluto a Eleonora Cantamessa, la ginecologa 44enne che ha sacrificato la propria vita per prestare soccorso a un ragazzo indiano ferito a morte durante una rissa, ringraziandola per quel gesto di grande umanità e altruismo simbolo del suo carattere, della sua bontà e della sua gentilezza.

Un grazie che ricorre spesso nelle parole di don Ettore Galbusera durante l’omelia, in quelle di mamma Mariella, di papà Silvano e del fratello Luigi nel salutare le migliaia di persone accorse per partecipare al loro dolore e in quelle di tutta la gente che sin dalle prime ore del mattino ha affollato la camera ardente allestita nell’ambulatorio di Eleonora.

Prima che il feretro lasciasse piazza Cavour, Luigi Cantamessa ha sistemato con grande cura il camice della sorella sopra una corona di rose bianche, posizionata sulla bara: è rimasto a fissare con la madre la foto, un ultimo momento di riposo prima di incamminarsi verso una chiesa già stracolma di gente e nella quale non tutti hanno trovato posto.

Quando don Ettore Galbusera legge il passo del Vangelo di Luca con la parabola del buon samaritano in molti muovono la testa in segno di assenso: sì, Eleonora ha messo in pratica quelle parole, ha avuto compassione di quel giovane ragazzo steso a terra e si è sentita in dovere di aiutarlo, dando prova di un amore giusto, buono e disinteressato.

Questo Vangelo racconta di te – ammette il parroco – Ci hai fatto capire che anche l’uomo d’oggi è capace di questi gesti: grazie Eleonora per questa omelia, la più bella della tua vita. Ma questa omelia non è professata solo da te ma anche dai tuoi genitori”.

Quei genitori che hanno dato prova di grande dignità e compostezza, che non hanno mai lasciato spazio all’odio o al rancore e che sono stati esemplari nell’accettazione del dolore: è toccato a loro, in qualche caso, dare la forza a chi piangeva loro figlia Eleonora, a dare una carezza o a regalare un sorriso.

Tra chi ha condiviso con loro il dolore c’era anche una folta rappresentanza della comunità indiana che ha partecipato con grande discrezione, quasi intimidita, all’ultimo saluto ad Eleonora.

Al termine della messa il toccante ricordo di Luca Bartoli, che era con lei la sera della tragedia, letto da un’amica, che ha ricordato come Eleonora dimostrasse in maniera discreta la spettacolarità della propria intelligenza: “Non eri una persona comune e lo hai dimostrato con questo gesto”. Poi il ringraziamento del sindaco di Trescore Alberto Finazzi che si è fatto portavoce di tutta la comunità: “Ci siamo sentiti tutti parte della vostra famiglia: grazie Eleonora per il tuo sacrificio amorevole e grazie genitori per la vostra eccezionale sensibilità”.

L’ultimo a prendere la parola è stato papà Silvano, con la voce rotta dalla commozione: “Mia moglie Mariella, Luigi ed io in questi giorni abbiamo incontrato, abbracciato e stretto mani per le condoglianze, ma abbiamo anche avvertito una profonda condivisione che ci ha colpito: un grazie di cuore a tutti”.

Il feretro è uscito poi dalla chiesa con tutti i partecipanti al corteo funebre che non l’hanno mai abbandonato fino al cimitero di Trescore: ora è il tempo del silenzio, un silenzio che come ha ricordato don Ettore Galbusera nell’omelia servirà ad interiorizzare l’insegnamento di Eleonora.

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