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Il personaggio

Dal Brusaporto alla Moldavia, Di Costanzo imita Spalletti: “Non torno più in Italia”

Salvatore Di Costanzo, ex tecnico del Brusaporto, è il nuovo allenatore dell’Ungheni, squadra moldava che milita in Seconda divisione: “Accoglienza entusiasmante. La lingua? Non è un problema, nel calcio bastano venti termini per stare in campo”

Con le dovute proporzioni, la storia di Salvatore di Costanzo ricorda quella di Luciano Spalletti. L’ex allenatore del Brusaporto, squadra con la quale nel maggio scorso ha vinto il campionato di Promozione bergamasca, da un paio di settimane come il suo idolo è volato verso l’Est per diventare il nuovo tecnico dell’Ungheni, squadra moldava che milita in Seconda divisione.

Le prime impressioni di mister Di Costanzo sulla sua nuova società sono entusiasmanti: “Sono stato accolto come un re –racconta l’allenatore- tutti mi ascoltano per filo e per segno, e mi stanno trattando benissimo. Inizialmente ero stato ingaggiato come supervisore tecnico, ma dopo i primi allenamenti sono stato promosso allenatore”.

Un contratto iniziale di soli tre mesi: “Qua il girone d’andata è molto breve e dura solo fino a novembre. Quindi per il momento, d’accordo con i dirigenti, abbiamo trovato questa soluzione. Se fra tre mesi entrambi saremo soddisfatti proseguiremo il percorso insieme. Le premesse comune sono buonissime, e il mio desiderio è quello di rimanere”.

Una chiamata, quella in Moldavia, arrivata grazie a un esaltante curriculum nel calcio dilettantistico bergamasco, con due promozioni in tre anni con Stezzanese e Brusaporto: “Qui in Moldavia il calcio è totalmente diverso. Il livello è molto più basso che in Italia. La mia squadra, ad esempio, milita in Seconda divisione che è un po’ come la Lega Pro italiana, ma il livello dei giocatori è quello di una buona Eccellenza. A livello tattico e di organizzazione di gioco sono molto più indietro, ma hanno anche molto più entusiasmo di noi nello scendere in campo”.

Un altro aspetto da non trascurare è il passaggio dalla lingua italiana (e il dialetto bergamasco) a quella moldava: “Nel calcio servono venti parole per capirsi in campo –sorride l’allenatore- poi bastano un po’ di gesti e il gioco è fatto. In ogni caso sono sempre seguito da un traduttore. Quindi nessun problema nemmeno da questo punto di vista”.

Flessibilità tattica e tanta aggressività, questi i dettami di mister Di Costanzo: “Nella mia carriera ho sempre cercato di adattarmi ai giocatori che avevo. All’Ungheni sono partito con un 4-3-3 e per ora sta funzionando bene nelle prime amichevoli. Vedremo con l’inizio del campionato”.

Nessun idolo tra i grandi allenatori, ma una particolare ammirazione per uno che ha fatto una strada simile alla sua: “Ho sempre ammirato e studiato la Roma di Spalletti (passato poi allo Zenit San Pietroburgo. Era una delle mie formazioni preferite per come era messa in campo. Poi logicamente seguivo il Barcellona di Guardiola e le grandi squadre europee. Ma non facciamo paragoni, io devo farne ancora tanta di strada”.

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