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L'opinione

Calderoli si dimetta e i leghisti abbiano il coraggio di criticarlo

I leghisti in Parlamento o con incarichi istituzionali e di partito minimizzano oppure tacciono. Un assordante silenzio dai vertici bergamaschi, silenzio forse peggiore delle stesse inquietanti parole di Calderoli che ha paragonato il ministro Kyenge a un orango.

Da Roberto Calderoli, padre della legge elettorale da lui stesso battezzata "porcata",  ormai ci si aspetta ogni pochezza.

Tante ne ha dette e tante ne ha fatte, a cominciare dalla maglietta anti-Islam fino al maiale portato a spasso nei pressi di una moschea.

Gesti inqualificabili, sciocchi, volgari, inutili.

Lui li compie, da sempre, con l’obiettivo di tener alto il consenso del suo popolo che ritiene vada coccolato con insulti via via più urlati, via via più assurdi.

Ma non si è accorto – il senatore bergamasco che forse fa onore a qualche conterraneo ma non certo alla stragrande maggioranza degli abitanti la terra di Gaetano Donizetti – che la sua (ex) base non abbocca più.

I toni delle boutade si sono alzati a dismisura fino ad arrivare a quella rozza e vergognosa di sabato sera a Treviglio sul ministro Cècile Kyenge paragonato a un orango, ciononostante i simpatizzanti del movimento (sempre meno) non si fanno più incantare da questo Carroccio ormai a pezzi.

I lumbard, certi lumbard, non vedono di buon occhio gli immigrati eppure hanno capito – e lo leggiamo ogni ora nei commenti che ci arrivano – che anni e anni di Lega al governo non hanno migliorato le cose, e le esternazioni oscene non bastano a riconquistarli. Sono fuori tempo massimo.

E’ una situazione evidente, chiara a tutti e che dovrebbe invitare Calderoli e i suoi simili a modificare la rotta visto che il rispetto delle istituzioni, il buonsenso e l’educazione su di loro non fanno presa.

Eppure… a distanza di un giorno dall’insulto del vicepresidente del Senato a un ministro, insulto da dimissioni immediate, senza se e senza ma, non si è sentito ancora un esponente di peso della Lega prendere le distanze da questa perla di stupidità.

Mentre tutto l’arco parlamentare in una domenica di ferie sta attaccando a testa bassa l’odontoiatra prestato (per troppo tempo) alla politica, gli unici a difenderlo oppure a tacere sono proprio i padani eletti o impegnati.

Cota, Salvini e Speroni minimizzano, gli altri non si esprimono.

Nemmeno su richiesta parlano. I vertici orobici, da noi interrogati hanno risposto con un assordante silenzio.

Silenzio forse peggiore delle stesse inquietanti parole di Calderoli.

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