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Il caso

Le lacrime di Miccoli “Palermo, scusami Non sono un mafioso”

Dopo la frase shock su Giovanni Falcone e l'interrogatorio fiume di mercoledì, il calciatore leccese, indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico, ha voluto spiegare la sua posizione: "Sono un padre di famiglia e voglio crescere i miei figli nella legalità".

Lacrime, tante lacrime. E un grande pentimento. Fabrizio Miccoli giovedì mattina ha tenuto la tanto attesa conferenza stampa con la quale ha voluto gridare a Palermo e a tutta Italia una frase: "Non sono un mafioso".

Dopo l’interrogatorio fiume di 5 ore al cospetto dei pm di Palermo, l’attaccante leccese, indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico, ha voluto dire la sua davanti ai microfoni; una conferenza stampa per spiegare ai palermitani la sua posizione e anche le frasi shock su Giovanni Falcone. Le frasi intercettate sul magistrato ucciso dalla mafia ("quel fango di Falcone", ndr) hanno fatto rumore in tutta Italia e nel mondo. Miccoli, che è in scadenza di contratto col Palermo (Zamparini non glielo rinnoverà), proprio oggi compie 34 anni. L’ex capitano rosanero ha definito quello di oggi "un giorno molto importante perché, dopo quello che è successo non sono più riuscito a dormire. Sono un padre di famiglia – ha detto prima di fermarsi, la voce rotta dal pianto – e i mie figli li voglio crescere nella legalità. Non sono un mafioso ma un semplice calciatore. In questi anni che ho passato a Palermo sono stato amico di tutti in modo spontaneo senza pensare a cosa andavo incontro. Spero un giorno di poter essere testimone della legalità delle associazioni della signora Falcone".

"Ho parlato con la signora Falcone, mi ha detto che basteranno le mie scuse alla città" ha dichiarato Miccoli, ma sul sito del quotidiano La Gazzetta dello Sport è arrivata la smentita di Maria Falcone: "No, non ho mai parlato con Fabrizio Miccoli. Lui voleva farlo, voleva chiedermi scusa, ma alla fine non ci siamo mai sentiti".

L’attaccante pugliese ha poi escluso qualsiasi legame con esponenti mafiosi: "Non sono preoccupato, anzi speravo di essere chiamato presto in Procura – ha spiegato nella conferenza stampa-. Le intercettazioni sono uscite, purtroppo capita e non è accaduto solo a me. Ho partecipato alla partita per i vent’anni dalla morte di Falcone e Borsellino, l’ho fatto col cuore e quel giorno ho davvero capito quanto fossero importanti quelle due figure per Palermo. E non ho mai preso parte a feste in locali con esponenti mafiosi: in sei anni a Palermo sono stato tre volte in discoteca. Ho sempre cercato di fare allenamento e campo. Non sono mai stato a feste private".

Sulla frase "non venire agli allenamenti perché ci sono gli sbirri nuovi" rivolta a Francesco Guttadauro, nipote del boss Matteo Messina Denaro, Miccoli è stato chiaro: "Noi ci alleniamo al Tenente Onorato che è un campo militare. Quella frase significava che non avrebbero fatto entrare nessuno, e l’ho detta anche ad altre persone che mi chiedevano di venire al campo".

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