Doppia fumata nera per Franco Marini presidente della Repubblica. La prima giornata di voto si chiude con il fallimento delle larghe intese tentate da Partito democratico, Popolo della Libertà e Scelta civica. L’ex presidente del Senato ottiene 521 voti contro i 672 richiesti. Alla seconda votazione i due principali partiti scelgono la scheda bianca per prendere tempo e capire quale strategia adottare. La palla è nelle mani del Partito democratico. Pierluigi Bersani, dopo essere stato subissato da insulti provenienti da ogni parte d’Italia per l’accordo con Berlusconi, prende atto della necessità di cambiare prospettiva: “Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Pd la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori”.
Alle 8 di venerdì si riunirà la coalizione: l’ipotesi è una sorta di primarie a scrutinio segreto su nomi proposti da Bersani. Un cambio di metodo rispetto all’incontro di mercoledì sera concluso con il voto negativo all’indicazione di Marini da parte di 90 onorevoli del centrosinistra. Tra i dissidenti anche Beppe Guerini, onorevole bergamasco: “Sono state le 24 ore più dure della mia vita politica, stamattina ero molto preoccupato. E’ stata una giornata molto tesa conclusa con un sospiro di sollievo. Adesso si lavora per costruire qualcosa di più coerente alla realtà attuale. Non sono stato a favore della mozione Marini. Ho rispetto del segretario Bersani e della figura da lui proposta, ma non mi è sembrata una scelta che serve al Paese, al centrosinistra, a tutti”. Guerini è stato tempestato di chiamate, email ed sms così come gli altri colleghi. “Sì, ho letto tutti i messaggi che mi sono arrivati, li rispetto, ma ho fatto una scelta di mia responsabilità personale. Spesso molte posizioni sono dettate dall’emozione, l’unica soluzione oggi era discostarsi dalle indicazioni. Valuto con favore l’apertura di una fase nuova da parte di Bersani. E’ fondamentale riunirsi e decidere quale è la strada”.
Per Guerini è fondamentale avere una prospettiva che vada al di là dell’elezione del nuovo capo dello Stato. “Quirinale e governo sono due temi diversi, ma connessi, perché qualsiasi nome deve essere collocato in un contesto. Prima dobbiamo recuperare l’unità interna, nel Pd e con Sel. Non ha senso cercare altre strade quando si rischia di spaccare il centrosinistra”.
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