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Cani gatti e

La rubrica

Cani come pacchi postali Sono le puppy mills, un orrore da fermare

Si tratta di vere e proprie "fabbriche di cuccioli" dove si producono, al pari di una catena di montaggio che non si può fermare mai, cani di qualsiasi razza per 365 giorni l'anno. Le fattrici, passato il momento di massimo splendore, vengono soppresse.

Sono ancora molte le persone che, desiderose di adottare un cane, dopo svariati contatti con allevatori più o meno blasonati, si orientano sul negozio che tutto l’anno ha a disposizione cuccioli di ogni razza e a prezzi davvero concorrenziali. Questa situazione, che ai più potrebbe sembrare un’opportunità interessante, anche solo da un punto di vista economico, nasconde nella maggior parte dei casi un fenomeno spesso ignorato nel panorama italiano: l’orrore delle "puppy mills".

Le "puppy mills" sono delle vere e proprie "fabbriche di cuccioli" dove si producono, al pari di una catena di montaggio che non può fermarsi mai, cani di qualsiasi razza, per essere spediti come pacchi postali in tutta Europa e venduti alle fiere del cucciolo o ai negozi di animali. La realtà di questi canifici è orribile: le fattrici vengono fatte accoppiare fin dal primo calore e non esiste per loro la parola "tregua"; anzi, per ottimizzare i tempi, vengono utilizzate iniezioni di ormoni che provocano i calori, così che possano essere coperte, partorire e sfornare cuccioli. Questo per tutta la vita, finché smettono di essere produttive e a quel punto "spariscono", per far posto a cagnoline più giovani.

Ai maschi non va meglio: a parte il momento dell’accoppiamento, trascorrono il resto della propria esistenza in condizioni deplorevoli, perennemente legati, in gabbia o in capannoni senza conoscere il piacere di una camminata sull’erba o di una carezza. Per chi li sfrutta, rappresentano esclusivamente delle macchine per fare soldi, che possono essere gettate e sostituite in qualsiasi momento; e non fa nulla se sono obbligati ad una vita caratterizzata da scarsissime condizioni igieniche, alimentazione scadente e privazione totale di qualsiasi forma di socializzazione. E anche loro, quando diventano "vecchi" (4-5 anni al massimo) sono soppressi senza troppi indugi.

I cuccioli vengono tolti alle madri verso i 30-35 giorni quando sono a malapena svezzati, caricati sui camion e spediti alla volta di chi ha commissionato il cagnolino perfetto, ma rigorosamente a tariffa  "low cost"; sono pagati dai commercianti circa 20-30 euro, per poi essere rivenduti a 200-400 euro. Aspettare qualche giorno in più significherebbe sobbarcarsi inutili costi di mantenimento e il rischio che cresciuti, piacciano di meno ai compratori.

Dei loro viaggi se ne parla ormai da anni: stipati in gabbie per uccellini o in cassette della frutta anche per due, tre giorni, i cuccioli muoiono per il caldo, per asfissia, per la sete, la fame o per malattie che già avevano in corso. Nessuno di questi piccoli è vaccinato, perché i controlli veterinari rappresenterebbero altri costi aggiuntivi e poi perché non è possibile somministrare alcun vaccino prima dei 50 giorni. Non hanno quindi ha alcun tipo di difesa contro qualsiasi malattia e sono esposti a rischi altissimi con conseguenze quasi sempre nefaste. Spesso, una volta giunti a destinazione (nei negozi che vendono animali, presso allevatori italiani di serie B senza arte ne parte o più semplicemente nei locali di commercianti senza scrupoli), ai cuccioli viene iniettato un cocktail di gammaglobuline, antibiotici ed eccitanti, per farli apparire sani e vivaci, salvo poi, terminato l’effetto, cominciare a manifestare vari problemi, che non sono solo fisici. Staccati precocemente dalla madre e vissuti in un contesto privo di stimoli, potranno infatti sviluppare problemi di comportamento e di relazione, dimostrando problematiche che richiedono il supporto di un educatore come mancata inibizione del morso, iperattività e ipereccitabilità per qualsiasi cosa accada. Ma allora, come contrastare il fenomeno delle puppy mills? Semplicemente rifiutandosi di acquistare un cane di razza a prezzo stracciato, privo dell’età necessaria per lasciare la madre, per non alimentare un commercio milionario che non aspetta altro di moltiplicare i propri introiti sulla pelle degli animali.

Se nessun cucciolo verrà più richiesto, la produzione dei canifici dovrà per forza cessare e di conseguenza ci saranno meno fattrici in gabbia e meno dolore nella vita del miglior amico dell’uomo.

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