Per abbellire tavole e case, sode per la colazione e consumate in ricette popolari. Le uova sono da sempre al centro della tradizione.
Questo importante settore nell’agricoltura bergamasca conta 33 allevamenti di tipo familiare con meno di 250 capi, e 33 allevamenti professionali, per un totale di circa 450.000.000 di uova prodotto annualmente.
L’adeguamento alle normative imposte dall’Unione Europea e la crisi economica generale, però, hanno messo a dura prova questo settore.
Negli ultimi 6 mesi la produzione provinciale ha registrato un calo, mentre sono in aumento le importazioni dall’estero in particolare dalla Polonia e dall’Ucraina.
La Coldiretti bergamasca sottolinea: “La nostra produzione di uova risponde a standard qualitativi elevati perché i nostri allevamenti sono sottoposti a controlli rigorosi, la stessa cosa non può essere garantita per la produzione che arriva dall’estero, dove la legislazione sanitaria è diversa dalla nostra”- continua-
“Purtroppo i nostri allevamenti oggi sono in difficoltà e rischiamo di perdere un patrimonio importante della nostra agricoltura e di diventare dipendenti dall’estero per quanto riguarda l’approvvigionamento delle uova”.
La Coldiretti spiega che tramite l’etichetta obbligatoria d’origine, è possibile controllare la provenienza del prodotto.
In provincia di Bergamo il consumo delle uova è legato a diverse consuetudini. In Valle Brembana ad esempio, le uova sode colorate prima di essere mangiate, vengono utilizzate per dei giochi in famiglia come: “Pichet” e “Borelà”.
Ma non solo nei giochi, le uova sono utilizzate anche in piatti diversi. Vengono consumate con la cicoria e il salame nella Bassa Bergamasca, mentre nella zona dell’Alto Sebino per fare la “Spongada”, una focaccia dolce.
Francesca Imineo
commenta