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Bergamo

Bancarotta per 2 milioni Guardia di Finanza arresta un 49enne

La Guardia di Finanza di Bergamo ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Umberto Ambrosio, un 49enne della provincia di Napoli, per bancarotta fraudolenta, reato punito con la reclusione da 3 a 10 anni.

La Guardia di Finanza di Bergamo nell’ambito dei reati fallimentari ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari Patrizia Ingrascì, nei confronti di Umberto Ambrosio, 49enne di San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli, per bancarotta fraudolenta, reato punito con la reclusione da 3 a 10 anni.

Ambrosio è attualmente già detenuto in carcere in quanto arrestato dalla DIA di Napoli lo scorso dicembre per le indagini condotte in quella sede dalla DDA che lo ha considerato il “volto” imprenditoriale dell’associazione criminale, dedito al riciclaggio di denaro attraverso l’infiltrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale bergamasco. Le indagini delle Fiamme Gialle bergamasche, dirette da Monia Di Marco, Sostituto presso la locale Procura, sono state avviate agli inizi del 2012 a seguito del fallimento della società denominata “De Gennario Moda Srl” intervenuto nel giugno del 2011. Le stesse, condotte su tutto il territorio nazionale, hanno consentito di delineare un articolato ma univoco quadro probatorio idoneo a dimostrare la distrazione dal patrimonio della società fallita di ingenti somme di denaro, fino ad ora accertate in 1.854.966 euro.

Rappresentante legale della società era Antonio Gagliardi (deceduto l’8/7/2011), ma di fatto la stessa veniva gestita da Ambrosio, titolare tra l’altro del marchio “L’Arianna”, che curava i rapporti con i clienti/fornitori e con i funzionari degli Istituti di Credito presso i quali la società deteneva i propri conti correnti. Inoltre lo stesso utilizzava carte di credito, formalmente intestate all’amministratore di diritto (Gagliardi) e collegate ai conti correnti della fallita, per acquisti personali (quali ad esempio oggetti di valore o rifornimenti di carburante delle autovetture da lui usate) per un ammontare di 13.162 euro così come il prelevamento di denaro contante per importo di € 591.285 privo di qualunque giustificazione. Dall’attività di indagine è emerso che l’indagato gestiva non solo la De Gennaro Moda Srl, ma una pluralità di società (alcune delle quali fallite con modalità pressoché identiche), avvalendosi, quali amministratori di diritto, di prestanomi compiacenti le cui posizioni sono tutt’ora al vaglio degli inquirenti.

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