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Letto per voi

“Caro Martina, che senso ha farsi paracadutare a Roma alla prima occasione?”

Vi proponiamo la riflessione di Jacopo Tondelli, direttore de Linkiesta, rivolta al bergamasco Maurizio Martina, in procinto di approdare in Parlamento dopo due anni tra i banchi dell’opposizione in Regione Lombardia.

Vi proponiamo la riflessione di Jacopo Tondelli, direttore de Linkiesta, rivolta al bergamasco Maurizio Martina, in procinto di approdare in Parlamento dopo due anni tra i banchi dell’opposizione in Regione Lombardia.

Conosco Maurizio Martina da tanti anni. Siamo in rapporti amichevoli, schietti, facilitati dall’identità generazionale (entrambi classe ‘78) e dall’aver condiviso nel tempo, almeno nelle nostre conversazioni a due, molti punti di vista sulla necessità di rinnovare la classe dirigente in particolare, e il partito democratico in particolare. Per questo, proprio in forza di un rapporto personale e risalente nel tempo, mi sembra giusto porre in maniera trasparente e pubblica le stesse perplessità che gli esporrei in privato, a riguardo della sua candidatura in posizione sicura per il parlamento, dopo i due anni e mezzo trascorsi in Regione a fare opposizione a Formigoni.

Martina – sembra ormai certo – sarà candidato in cima alla lista del Pd per la Circoscrizione Lombardia 2, senza essersi misurato con le primarie per i parlamentari. Insomma, “paracadutato” da Bersani al pari di personalità della società civile come Mucchetti e Grasso, o come figure di vertice nel partito a livello nazionale come il tesoriere (anche lui bergamasco) Antonio Misiani. I punti di perplessità, su questa candidatura che by passa tutti i processi interni, sono diversi. Martina è il segretario regionale del Pd in Lombardia. È insomma il punto di riferimento per i militanti di un intero territorio. Un territorio ostile, da vent’anni pieni, al centrosinistra, un territorio che si è trovato prima sedotto e poi travolto dalla retorica e dall’antropologia berlusconiana e leghista e che – va detto con chiarezza – non ha mai trovato un’alternativa credibile in un centrosinistra, che ha considerato “perso” il nord senza troppo interrogarsi sulle proprie responsabilità in questa sconfitta permanente. Oggi che lo scongelamento di quel pacchetto è iniziato, ecco che un politico 34enne, che fin dall’inizio dichiarava di puntare a un radicamento diverso in quel nord e in quella Lombardia, che da sempre dichiarava un’attenzione diversa ai ceti produttivi che di quel nord sono la spina dorsale, alla prima occasione se ne va a Roma. Mostrando – spiace dirlo – una certa subalternità alla politica della capitale, e archiviando in un sol colpo tante parole sulla centralità della Lombardia e del territorio. Ma non è tutto. Va a Roma, se la notizia sarà confermata, senza aver passato il vaglio delle primarie del partito, senza cioè essersi misurato col consenso. Intendiamoci: non crediamo che il segretario regionale avrebbe fatto fatica a prendere i voti che servono. Ma certo, simbolicamente, passare per una deroga rispetto alle regole che (pur faticosamente) stanno cambiando i connotati al partito, rendendolo certo più giovane, non sembra una grande testimonianza di adesione a quel progetto di rinnovamento. Ancora. Il pd come sappiamo candida Umberto Ambrosoli. In caso di vittoria (certo non facile, soprattutto dopo l’accordo tra Berlusconi e Maroni) il candidato della Società Civile (del tutto digiuno di quelle stanze complicate e piene di fregature, le stanze della Regione) si troverà a governare una macchina complessa, tortuosa, con un Consiglio regionale profondamente rinnovato. Chi lo aiuterà? Chi gli farà da sponda, da guida? Chi terrà i rapporti con un partito che non è il suo (nemmeno di provenienza)? Avremmo pensato al segretario regionale, che già è stato un paio di anni in quella Cayenna. Evidentemente ci sbagliavamo.

A meno che Martina non sorprenda noi e tutti e gli altri, spieghi a Bersani le ragioni del suo no e si fermi nella sua regione. Che di una rifondazione ha bisogno quanto la politica nazionale: e non si capisce perché la rifondazione debba essere fatta senza l’apporto diretto del segretario regionale del Partito Democratica.

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