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Scommesse

“Azzardopoli”, giro d’affari da oltre 80 miliardi di euro

Circa 1.450 euro pro capite all'anno, neonati compresi: e' la cifra spesa per tentare la fortuna tra videopoker, slot machine, gratta e vinci, sale bingo. Si sale a 1.890 euro considerando solo i maggiorenni, quelli che secondo la legge possono ''giocare''.

Circa 1.450 euro pro capite all’anno, neonati compresi: e’ la cifra spesa per tentare la fortuna tra videopoker, slot machine, gratta e vinci, sale bingo. Si sale a 1.890 euro considerando solo i maggiorenni, quelli che secondo la legge possono ”giocare”. Cosi’ il fatturato, 79,9 miliardi di euro nel 2011, si ingrossa, con un incremento previsto per quest’anno del 10%.

Sono i numeri di quella che Libera chiama ‘‘Azzardopoli”, dove il gioco d’azzardo un e’ ”terreno borderline” in cui le mafie hanno la possibilita’ di impiantarsi per fare affari. Ben 49 clan – e’ l’allarme delle associazioni contro le mafie – lucrano sulla voglia di gioco degli italiani, tra cui i Casalesi di Bidognetti, i Mallardo, i Santapaola, i Lo Piccolo. Provano a mettere le mani sui 6.181 punti e agenzie autorizzate e hanno allargato il mercato dei giochi illegali: 15 miliardi il giro d’affari stimato. Il gioco d’azzardo e’ un settore che nonostante la crisi funziona: da’ lavoro a 120.000 addetti e muove gli affari di 5.000 aziende, grandi e piccole, il 4% del Pil nazionale.

Se hanno giocato almeno una volta 36 milioni di italiani, centinaia di migliaia – dice Libera – sono scivolati nella patologia. La Lombardia e’ la regione regina dei giochi pubblici, il Lazio quella con la maggiore spesa pro capite. Pavia guidava il gruppo tra i capoluoghi di provincia nel 2011 con 2.123 euro di spesa a testa.

Dei 79,9 miliardi raccolti lo scorso anno, 8,8 miliardi sono andati allo Stato. La raccolta aumenta, ma i proventi per l’erario sono fermi. Nel 2012 lo Stato incassera’ un miliardo in meno dell’anno precedente: una ”incredibile contraddizione”, secondo Libera che con il Cnca lancia la campagna ”Mettiamoci in gioco” per aprire il dibattito sui costi sanitari e sociali della dipendenza, del ricorso all’usura e delle infiltrazioni criminali, ”non sufficientemente considerati”.

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