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Bergamo

Mario Mazzoleni ricorda: “Il mio amico Pininfarina? Una bella pagina d’Italia”

Mario Mazzoleni, già presidente di Confindustria Bergamo e Confindustria Lombardia, ricorda l'amico di famiglia: il senatore Sergio Pininfarina scomparso a Torino all'età di 85 anni.

“Quando muore un uomo come Sergio Pininfarina è come se bruciasse una biblioteca. Si prova lo stesso dolore”. Mario Mazzoleni, già presidente di Confindustria Bergamo e Confindustria Lombardia, Pininfarina lo “ha visto da vicino” e per Bergamonews apre l’album dei ricordi.

È proprio il caso di dirlo, perché il grande designer, imprenditore e senatore a vita Sergio Pininfarina era di famiglia a casa Mazzoleni. L’imprenditore torinese quando fu alla guida di Confindustria, negli anni dal 1988 al 1992, volle al suo fianco proprio il cavaliere del lavoro Emilio Mazzoleni, già presidente dell’Unione Industriali di Bergamo dal 1966 al 1972 e fondatore nel 1971 di Federmeccanica di cui fu presidente fino al 1974.

Proprio a Mazzoleni venne affidata la presidenza della commissione che nel 1991 riformò lo statuto di Confindustria.

“Nei nostri incontri – ricorda Mario Mazzoleni – Pininfarina aveva sempre parole di elogio e di stima per mio padre Emilio. Erano parole così cariche di affetto profondissimo e di ammirazione che mi facevano arrossire. Ma che il povero Pininfarina ripeteva per spronarmi a seguire l’esempio di mio papà”. Il legame tra Pininfarina e Mazzoleni è duraturo e si rinnova in moltissime occasioni. “Per il centenario della nostra azienda nel 2007 decidemmo di pubblicare un volume che ripercorresse le tappe fondamentali – rammenta Mario Mazzoleni – ebbene, Pininfarina volle scrivere l’introduzione, un’introduzione bellissima che omaggiava la nostra impresa familiare. Da quando morì mio padre, nel 1992, ho ereditato questo affetto e questo legame con Sergio Pininfarina”.

Nel rapporto di amicizia tra le due dinastie industriali non mancano i momenti tristi. “Nell’estate del 2008 quando Andrea, figlio di Sergio, è morto in un incidente stradale mi ricordo che andai a Torino ai funerali – continua Mazzoleni –. Pininfarina era già malato di Alzheimer, ma nel silenzio di quella chiesa si sentiva la sua voce che ripeteva “Dio mio, mio Dio”. La nebbia di questa terribile malattia non lo aveva risparmiato e Sergio aveva preso coscienza della perdita del figlio. Andrea, che ho conosciuto, era una persona splendida con delle qualità eccezionali che avevano potuto esprimersi anche grazie all’educazione impartita dal padre”.

Alla scomparsa di una persona c’è sempre un’eredità morale. Che cosa lascia Pininfarina a Confindustria e all’Italia? 

“Pininfarina era un uomo di una statura che purtroppo non ritrovo nel mondo di oggi. Lo so: questo mio giudizio è colpa dovuta all’età – aggiunge Mazzoleni – ma Pininfarina guidò Confindustria con equilibrio, modi, stile, eleganza e pacatezza. Era interprete di un mondo che oggi appare assai lontano. Poi, non si deve dimenticare il genio che ha animato la sua vita: lo stile Pininfarina è legato a triplo filo al Made in Italy. Le auto più belle, quelle che hanno fatto sognare il mondo e che ancora sono sinonimo di eleganza sono firmate proprio da Pininfarina. Anche se l’azienda nasce con il padre, Battista Farina detto ‘Pinin’, è stato Sergio a rendere un’azienda artigianale una delle più competitive realtà industriali italiane. E così il diminutivo Pinin finì per diventare nel 1961, con un decreto del presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi, un cognome: Pininfarina. Un cognome che è un marchio e un lustro per l’Italia intera”.

C’è anche un’eredità politica. “Sergio Pininfarina era senatore a vita, ma io lo ricordo quando anni fa veniva a Bergamo alle riunioni del Partito Liberale – conclude Mazzoleni –. Incontri che rammento con piacere per la passione politica di Sergio, passione che era senso dello Stato, impegno sociale, lungimiranza culturale. Pininfarina è una bella pagina dell’Italia, me lo lasci dire: oggi sono triste”.

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