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Bergamo

Piazzale della stazione, alberi abbattuti Flash mob di protesta

Il rifacimento di piazzale Marconi, di fronte alla stazione di Bergamo, ha costretto gli operai ad abbattere alcune piante nel parco adiacente i parcheggi. Una scelta che fa discutere, soprattutto in rete, dove un gruppo di giovani ha lanciato l’idea di organizzare un flash mob.

Il rifacimento di piazzale Marconi, di fronte alla stazione di Bergamo, ha costretto gli operai ad abbattere alcune piante nel parco adiacente i parcheggi. Quattro alberi sono già stati abbattuti per far spazio alle ruspe in attesa del completo rifacimento dell’area verde, come previsto dal progetto. Una scelta che fa discutere, soprattutto in rete, dove un gruppo di giovani ha lanciato l’idea di organizzare un flash mob per difendere le piante dall’abbattimento.

Una protesta simile a quella che ha salvato le piante dell’area di fronte al Credito bergamasco, in porta Nuova, o quella non andata a buon fine con alcuni alberi di fronte all’accademia Carrara in fase di ristrutturazione.

Lunedì mattina alle 10 alcuni ragazzi si troveranno nel parco con alcuni rami per manifestare vicinanza alle loro “amiche” piante. “Oggi ho sentito il mio essere senza presa sulla realtà – si legge nell’annuncio del flash mob -, senza concretezza, come se fossi vuoto e trasparente, come se dovessi adeguarmi ad ogni situazione, in balia di un destino capriccioso. Poi ho avuto modo di provare un altro sentimento, quello delle briciole. sentirsi come una piccolissima briciola sul pavimento, priva di qualsiasi potenza. Passiamo in stazione e i lavori sono già partiti. COME NELLE PIU NERE E VERE DELLE PREVISIONI, HANNO GIà TAGLIATO QUATTRO ALBERI. girovaghiamo attorno al cantiere, sperduti. C’è un pino marittimo, e c’era un pino marittimo, suo fratello, piantati insieme perchè venivano dal sud e si sentivan soli, il padre cassaintegrato. Salgo sul tozzo tagliato alla base, altezza asfalto. Sento l’odio di Ernst -così si chiama- scorrermi attraverso la gomma delle scarpe, e su nel cervello. la resina mi appiccica i piedi, non mi vuol far andar via, come un malato in fin di vita, che in un ospedale buio e vuoto, ti trattiene il polso con le ultime forze. mi chiede un favore. "perchè no? dimmi tutto". "vorrei respirare ancora un giorno, e salutare mio fratellino, sai lo prendevo in giro che era il piu piccolo da quando siamo pinoli" …."allora, mi fai da tramite per un poco?" Gli ho detto di si, e lunedì sarò di nuovo su quel tronco, in mano due suoi rami, protesi verso il cielo. se riesco porto anche un po’ di compagnia, così sente che c’è qualcuno a cui mancherà. qualcuno si ricorda di lui e dei suoi compari, che ci hanno tenuto ombra d’estate e asciutti in inverno, mentre aspettavamo il bus in stazione per andare a scuola, che ci hanno tolto un poco di grigio dall’aria che respiravamo, e dalla vista, che a quanto pare chi ha pensato al progetto della nuova e fantastica piazza della stazione, vuole che sia solo grigio cemento e color pubblicità. ti sei mai sentito come se il tuo corpo potesse affrontare qualsiasi fatica?”

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