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La festa

Atalanta come un film Partenza da thriller finale da premio Oscar fotogallery video

Se fosse stata un film, la stagione dell’Atalanta sarebbe senz’ombra di dubbio un thriller. O un horror, di quelli tanto terrificanti da essere capaci di toglierti il sonno per un paio di giorni. Ma, come ogni bel film che si rispetti, alla fine, ad attendere tutti i protagonisti (e ce ne sono parecchi, di protagonisti), ecco spuntare un lieto fine che più bello non avrebbe potuto essere.

Se fosse stata un film, la stagione dell’Atalanta sarebbe senz’ombra di dubbio un thriller. O un horror, di quelli tanto terrificanti da essere capaci di toglierti il sonno per un paio di giorni. Ma, come ogni bel film che si rispetti, alla fine, ad attendere tutti i protagonisti (e ce ne sono parecchi, di protagonisti), ecco spuntare un lieto fine che più bello non avrebbe potuto essere.

CALCIOSCOMMESSE PARTE UNO – Andiamo, però, con ordine. La stagione dei nerazzurri, per essere strana al punto giusto, non è iniziata come quelle di tutte le altre squadre di Serie A, con il ritiro di metà luglio. Stefano Colantuono e i suoi uomini, infatti, sono tornati sotto i riflettori – dopo la grande festa di maggio – già ad inizio giugno, quando si è alzato il primo polverone del calcioscommesse. A finire nell’occhio del ciclone è stato proprio lui, l’eroe della Bergamo calcistica, quel Cristiano Doni che i tifosi nerazzurri hanno amato così tanto da decidere di esporsi, pochi giorni dopo l’inizio dell’inchiesta, con una manifestazione vera e propria.

La Dea ha rischiato di tornare dritta in B e per qualcuno poteva finire persino in Lega Pro. Alla fine, tra una polemica e l’altra, è arrivata una sentenza che ha lasciato un po’ di amaro in bocca da una parte, ma che ha rilassato tutti dall’altra: niente retrocessioni, si è partiti, in Serie A, da un -6 comunque pesante per una neopromossa. Antonio Percassi, però, ha fatto le cose in grande, portando sotto le Mura Venete un pezzo da novanta come Pierpaolo Marino nel ruolo di direttore dell’area tecnica. E dal mercato sono arrivati colpi grossi per squadra che punta alla salvezza che portano i nomi di German Denis, Luca Cigarini, Stefano Lucchini, Andrea Masiello e Maximiliano Moralez. Inoltre, è tornato alla base quell’Ezequiel Schelotto che negli ultimi due anni ha incantato la cadetteria prima e la Serie A poi.

LA PARTENZA-RAZZO – Pronti via e i nerazzurri hanno subito fatto capire che il -6 che si erano ritrovati sul groppone era un peso troppo pesante che si volevano scrollare di dosso al più presto. E, trascinata da una magia di Moralez e una zampata di Denis, l’Atalanta dopo tre uscite si è trovata già con la classifica all’attivo grazie al pari di Genova e alle vittorie ottenute contro Palermo e Lecce. Intanto, però, ha tenuto banco il caso calcioscommesse, con Doni che, continuando a professare la propria innocenza, ha fatto aleggiare sul Comunale un vento di ingiustizia che ha portato i tifosi nerazzurri più volte a schierarsi dalla parte del proprio (ex) capitano.

L’ARRESTO/1– La stagione dell’Atalanta è proseguita alla grande, ma il 19 dicembre, in quello che poteva sembrare un lunedì come tanti altri, Bergamo si è svegluata con una notizia tanto incredibile quanto drammatica: Doni era stato arrestato alle prime luci dell’alba. L’ex idolo dei tifosi qualche giorno dopo ha ammesso tutte le sue colpe, chiedendo più volte scusa ad una città e ad una tifoseria che, però, non hanno mai avuto il coraggio di porgergli la mano. E’ finita così, nella tristezza più assoluta, la storia d’amore più bella che tutti gli almanacchi nerazzurri ricordino, fatta di 323 presenze e 112 gol. Ma anche di un grande tradimento che Bergamo, molto probabilmente, non si leverà mai dalla mente e, in modo particolare, dal cuore.

Nonostante tutto, però, lo spogliatoio è rimasto unito e, due giorni dopo la notizia delle manette di Doni, l’Atalanta ha schiacciato il Cesena davanti al proprio pubblico con una partita quasi perfetta. Ma chi pensava che le brutte notizie fossero finite con quel maledetto dicembre, ha capito velocemente che si sbagliava di grosso.

CALCIOSCOMMESSE PARTE DUE – Con l’anno nuovo, infatti, è arrivato il secondo filone delle inchieste che, tra i tanti nomi, vedeva coinvolto anche Masiello, uno dei punti di forza dello scacchiere di Colantuono fino al match perso 2-0 a Roma contro la Lazio, per quella che è stata l’ultima gara ufficiale disputata dal terzino toscano con la casacca della Dea. Quella domenica di metà gennaio la società, ancora scottata dall’incredibile caso-Doni, ha infatti deciso di mettere “a riposo forzato” l’ex Bari, apparso confuso e poco sereno nella gara dell’Olimpico dopo la tante voci che lo vedevano tra i protagonisti della seconda trance di indagini della Procura federale per alcuni match disputati da Masiello con il Bari.

L’ARRESTO/2 – E infatti, quando il 2 aprile è finito in manette pure lui, sono stati  in pochi, a Bergamo, a restare a bocca aperta. Ancora una volta, come successo l’estate prima e dopo l’arresto di Doni, a finire infangato è stato il nome dell’Atalanta. Ma a ripulirlo, in campo, ci hanno prontamente pensato Denis e compagni che, tra una prova maiuscola e l’altra (vedi il 4-0 rifilato alla Roma di Luis Enrique e il colpaccio che ha ammutolito i napoletani al San Paolo), hanno continuato a far volare la Dea.

IL SUPER FINALE – Con il Lecce che non mollava nulla e una classifica che piano piano si accorciava in maniera assai pericolosa, il thriller nerazzurro ha poi regalato il suo finale da brividi ai tifosi bergamaschi. Ma le splendide vittorie ottenute contro Chievo e Fiorentina hanno portato in dono all’Atalanta la matematica certezza della permanenza in Serie A.

IL LIETO FINE – Bergamo si gode così quel suo lieto fine voluto e, soprattutto, meritato dalla tifoseria che, anche nei momenti più bui e difficili, ha sempre sostenuto i propri beniamini, conquistando assieme a loro una salvezza che Colantuono e i suoi uomini devono, per forza di cose, dividere anche con il dodicesimo uomo dell’Atalanta, quello che ogni domenica – quest’anno come non mai – si è battuto contro ogni avversario.

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