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L'inchiesta

Brebemi colpita da “un’organizzazione criminale”

Le pesanti parole in conferenza stampa del vicario del procuratore nazionale antimafia Pierluigi Dell'Osso, in merito ai rifiuti tossici che sarebbero finiti nel sedime autostradale per mano del gruppo Locatelli. Il meccanismo dello smaltimento illecito.

Rifiuti tossici, tra i quali anche il cromo esavalente, sarebbero finiti tra il 2010 e il 2011 nel sedime dell’autostrada in costruzione Brescia – Bergamo – Milano, in particolare nel tratto bergamasco e milanese. E’ questa l’accusa che i carabinieri e la procura Antimafia di Brescia muovono ad una serie di persone, imprenditori in particolare, che il vicario del procuratore nazionale antimafia, Pierluigi Dell’Osso, non ha esitato a definire in conferenza stampa “organizzazione criminale”, anche se tra gli indagati e gli arrestati non risultano nomi associabili alla mafia o alla ‘ndrangheta. 

Gli arrestati, appunto. L’inchiesta è in larghissima parte bergamasca e riguarda una delle realtà imprenditoriali più importanti della provincia: il gruppo Locatelli di Grumello del Monte, presieduto da Pierluca Locatelli, che è stato arrestato e portato in carcere su ordinanza del Gip di Brescia. In particolare due società nel mirino: la capofila “Locatelli Geom. Gabriele” e la Cavenord srl, dello stesso gruppo. La holding Locatelli nel 2010 ha ottenuto il contratto dal Consorzio Bbm (il consorzio che si occupa della realizzazione di Brebemi) per le cosiddette Mps, materie prime secondarie, vale a dire materiali che possono venire anche da un lungo processo di trattamento e di riciclo, per essere ripuliti da rifiuti tossici e, solo dopo la “ripulitura”, possono essere utilizzati come inerti anche per la realizzazione di strade, come nel caso di Brebemi.

Non è accaduto così secondo gli inquirenti. I materiali da trattare e ripulire, secondo carabinieri e procura, arrivavano alla discarica per il trattamento Biancinella di Calcinate, di proprietà dei Locatelli, e ne uscivano bypassando totalmente tutta la procedura di risanamento, finendo quindi in forma tossica nel sedime autostradale. Questo il principale illecito, che ha comportato una violazione dell’articolo 260 della nuova legge sui rifiuti del 2006: un articolo la cui violazione prevede le accuse di traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata. Un pesante meccanismo di smaltimento illecito di rifiuti, scovato grazie ad intercettazioni ambientali e telefoniche, che hanno stretto il cerchio in particolare attorno a Pierluca Locatelli, presidente di tutta la holding di Grumello del Monte, a sua moglie, suoi consulenti e collaboratori. In tutto 10 persone arrestate, quattro in carcere e 6 ai domiciliari (clicca e leggi tutti i nomi e ruoli). Sotto sequestro la cava di Calcinate e i due cantieri della Brebemi a Fara Olivana con Sola e a Cassano d’Adda, le principale aree dalle quali entrano ed escono mezzi per la costruzione dell’autostrada. 

L’auto e i telefoni cellulari di Pierluca Locatelli sono stati oggetto di intercettazioni, telefoniche e ambientali, fin dall’aprile di quest’anno. Non solo, però, sul fronte delle Materie Prime Secondarie, nocive secondo l’Antimafia, che finivano alla Brebemi. Ma anche per l’affare, questa la seconda parte dell’inchiesta, che riguarda la cava di Cappella Cantone, in provincia di Cremona. Per poter utilizzare quella cava come discarica, e quindi per forzare l’iter autorizzativo, Pierluca Locatelli sarebbe sceso a patti, secondo i carabinieri e la procura di Brescia, con l’ex assessore e attuale vice presidente del consiglio regionale, Franco Nicoli Cristiani, versandogli una tangente in contanti di 100 mila euro, in pezzi da 500, affinchè facesse pressione su Giuseppe Rotondaro, dirigente dell’Arpa regionale che lo stesso Nicoli aveva nominato nel 2001. Diecimila euro, della stessa partita, sarebbero passati da Locatelli anche a Rotondaro. I soldi destinati a Nicoli sono stati trovati tutti all’alba di oggi nel suo studio nella casa bresciana. “Sono rovinato” avrebbe detto l’ex assessore di fronte ai carabinieri che perquisivano l’abitazione. Le tangenti sono state versate il 26 e il 30 settembre, in occasione di appuntamenti di persona, anche a pranzo a Milano. I carabinieri sono certi di questa circostanza, grazie anche ad un’intercettazione ambientale tratta dall’automobile di Pierluca Locatelli.

L’indagine presentata a Brescia è una bufera sulle opere pubbliche e sulla politica regionale. Brebemi si dichiara “parte lesa” e annuncia che si costituirà parte civile.

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