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Il ricordo

Agostinelli: “Addio Lucio uomo appassionato e lucido”

La morte di Lucio Magri ha colpito Bergamo e a Bergamo i tanti che con lui ebbero contatti e amicizia. Tra loro Agostino Agostinelli, oggi presidente del Parco Adda Nord che lo conobbe nel '68 quando cominciò a far politica insieme agli "eretici" del Pci.

La morte di Lucio Magri ha colpito Bergamo e a Bergamo i tanti che con lui ebbero contatti e amicizia. Tra loro Agostino Agostinelli, oggi presidente del Parco Adda Nord, già consigliere regionale, che conobbe Magri nel ’68 quando cominciò a far politica insieme agli "eretici" del Pci.

 

Non so bene da che parte girarla, mi è difficile. Sento una tristezza di quella profonde, più che dolore… non so perché. Parlarne senza fare necrologi (li odiava) vuol dire tentare di tirar fuori dei momenti, dei ricordi.

Per chi, come me ha cominciato a fare politica verso il ’68, a Bergamo, era impossibile non conoscere Lucio Magri, uno degli “eretici” del Pci. Mi aveva affascinato la prima volta che l’avevo sentito, come mi avevamo affascinato le tesi del gruppo del Manifesto, cui avevo aderito. Posso dire che quel tanto o poco di politica che ho imparato lo devo in gran parte a lui: intelligenza acuta (anche troppo, dicevano i maligni), amante del rischio politico (se non fai qualche azzardo non vai da nessuna parte), sicuramente capace di leggere in anticipo le cose…

Non saprei dire se sia stato un grande dirigente politico, forse no, perché un grande dirigente politico deve tener conto di cose che lui vedeva poco e in modo orignale (le ragioni organizzative, oppure l’affetto alle persone oltre il merito). Un grande intellettuale della politica, questo si. Ha insegnato a noi, ad una generazione dopo la sua – senza peraltro voler fare scuola – a guardare avanti, ad avere lo sguardo lungo, a vedere il quotidiano come momento transitorio.

In questo momento sono i ricordi mi si affollano addosso, con tutta la dolcezza dei ricordi belli… Gli incontri nella casa dei genitori in via Carducci a Bergamo quando ci andava prima di una iniziativa serale in città (Auditorium o Borsa merci sempre strapiene…), le sue domande a mezzo fra il personale – vecchi amici, conoscenti: dove è? cosa fa adesso – e la necessità di continuare a conoscere e capire la realtà bergamasca…

Un momento difficile della nostra storia politica, difficilissimo per lui, il momento della rottura con gli amici del Manifesto giornale (soprattutto Rossanda e Parlato): mormorò ad alcuni di noi – eravamo cinque o sei, in una spettrale notte a Viareggio – “sono convinto che sia giusto, ma sapeste la morte che ho addosso a decidere questa cosa…”

Le sue relazioni, in cui c’era sempre da imparare qualcosa, perché mai banali o scontate. L’ultima chiacchierata vera qualche anno fa ai margini di un convegno (invecchio dolcemente, mi disse…).

L’ultimo incontro casuale pochi mesi fa per le vie di Roma (mi sento stanco, mi disse), e mi appariva ancora una bella persona…

Chi non l’ha conosciuto bene lo poteva definire (e lo definì) vanesio e superficiale, in realtà era ben altro. Vivace, curioso, acuto e anche, questo si, non sempre attento alle opportunità – e non è detto che sia un limite….

La scelta di una morte così – a me pare coraggiosa, a modo suo, e disperata proprio perché umanissima – colpisce per il tratto di lucidità che contiene, e per la passione che esprime. Che sono, lucidità e passione, i suoi segni migliori, espressi dentro una stagione nella quale si era provato a cercare il “passaggio a nord-ovest” (senza riuscirci) per una politica nuova che, francamente, mi sembrava e mi sembra molto, molto migliore di questa.

Non gli scrivo nemmeno ciao, direbbe di non essere patetico, ma ho gli occhi lucidi, perché i sentimenti si provano, non si scrivono.

 

Agostino Agostinelli

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