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Frosio roncalli

“Bergamo capofila del progetto Unesco”

L'intervento di Luciana Frosio Roncalli, delegata dall'amministrazione comunale a seguire la candidatura delle Mura di Citt?? Alta nella lista dei patrimoni dell'umanit??.

Pubblichiamo l’intervento dell’avvocato Luciana Frosio Roncalli in risposta alla lettera dell’architetto ed ex assessore Macario sul progetto UNESCO. 

Premetto che non ritengo sia questa la sede, né l’occasione (né questo il mio ruolo) per ribattere alle generiche accuse, politiche, anzi partitiche, formulate dall’ex Assessore Francesco Macario nei confronti della compagine dell’attuale Amministrazione del Comune di Bergamo. Anche se queste appaiono essere, in realtà, le vere motivazioni dell’intervento sul quotidiano on line “Bergamo News” di domenica 3 luglio.
Intendo, invece, attenermi esclusivamente al merito delle questioni poste dall’architetto Macario, ossia lo stato dell’arte del progetto finalizzato all’iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO di un sito seriale transnazionale costituito dalle maggiori città fortificate già della Repubblica di Venezia tra il XV ed il XVII secolo, con Bergamo quale soggetto promotore e capofila.
Io, e più in generale questa Amministrazione, ben sappiamo quale sia stato il ruolo della Giunta presieduta dall’avvocato Bruni, raccogliendo un’idea del movimento a cui appartengo, nel definire le linee del progetto di cui stiamo parlando; è, questo, un merito del quale siamo tutti consapevoli.
Ed è proprio per la consapevolezza dell’importanza che il conseguimento di un tale obiettivo può portare alla Comunità ed al Territorio bergamaschi, sotto molteplici aspetti che questa Amministrazione ha, “raccolto il testimone”, sviluppando poi le azioni di intervento con rinnovato entusiasmo, a cominciare proprio dal convegno internazionale di studi del 6 e 7 dicembre dello scorso anno, al quale l’architetto Macario, per le ragioni suesposte, naturalmente è stato invitato (diversamente da quanto sostenuto) e sarei stata onorata della sua presenza, così come sono invece rimasta amareggiata per la sua assenza.
Il convegno ed i suoi esiti sono stati tutt’altro che quello di “cincischiare sulla centralità delle mura di Bergamo e sull’unicità di Città Alta e dei colli orobici”; anzi il momento di studio e di confronto ha posto solide basi, sia scientifiche, sia di rapporti istituzionali, anche a livello internazionale. Come noto (almeno a chi ha dimostrato interesse nel seguire i lavori), infatti, al convegno hanno partecipato, apportando notevoli contributi scientifici, esponenti sia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano, sia dei Ministeri della Cultura di Grecia e Cipro (il rappresentante croato non era presente per impedimenti personali dell’ultimo momento).
I lavori hanno, innanzitutto, sancito la partecipazione al progetto da parte di Croazia, Grecia e Cipro, conferendo ufficialmente all’iniziativa il carattere di transnazionalità, oggi così rilevante per il successo di una candidatura presso gli Uffici UNESCO di Parigi, come dimostrato, proprio in questi giorni, dall’iscrizione alla Lista di un nuovo sito, seriale e transnazionale, costituito dagli insediamenti palafitticoli dell’Arco alpino. Quest’ultimo progetto, tuttavia, come l’architetto Macario ben sa, aveva già raggiunto un notevole livello di completezza scientifica, tecnica ed organizzativa quando il nostro muoveva i primissimi passi. L’altro sito citato nell’articolo, quello degli insediamenti longobardi, pur notevole, è sì seriale, ma non transnazionale e ciò conferisce caratteristiche di difficoltà assai minori.
E’, infatti, noto quanto il procedimento sia complesso ed articolato e che richieda tempi inevitabilmente lunghi, coinvolgendo livelli istituzionali diversi, che si muovono con modi e tempi diversi, tanto è vero che nei quasi tre anni in cui era stato seguito dalla precedente Amministrazione, il progetto era ancora in una fase embrionale (naturalmente non per responsabilità degli Amministratori di allora, ma per sua natura), al punto che anche l’allora ipotizzato periodo temporale di interesse, cioè i secoli tra il XVI ed il XVIII, ha oggi dovuto essere modificato anticipandolo di un secolo, avendo proprio gli studi degli ultimi mesi (periodo, quindi, trascorso tutt’altro che …oziosamente) evidenziato che il “sistema” di fortificazioni fu concepito da Venezia nel ‘400 e che a tutto il ‘600 aveva esaurito il proprio spirito di innovazione.
Dal punto di vista strettamente scientifico, poi, non risponde assolutamente al vero la considerazione secondo cui il convegno, come già accennato, si sarebbe limitato a proporre una soluzione miope e localistica (secondo l’accezione negativa del termine). Anzi la visione che in tale sede è stata chiaramente messa a fuoco, è stata quella di un “sistema”, esattamente come quello fortemente voluto da Venezia a partire dal XV secolo, costituito, con pari dignità, da tutti i luoghi forti “da terra e da mar”. Se, dal punto di vista della comunicazione, l’enfasi è stata posta, necessariamente, sulle Mura di Bergamo, ciò è dovuto al fatto, peraltro ovvio, che Bergamo è la promotrice e capofila dell’intero progetto, come tale riconosciuta anche dai partners stranieri, e che la nostra città era la sede ospite del convegno, così come concordato con l’Ufficio UNESCO del Mi.B.A.C. .
Siamo, quindi, più che mai determinati nel lavoro difficile al quale ci stiamo impegnando e siamo altrettanto fiduciosi nel suo felice esito.

Luciana Frosio Roncalli

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