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Dopo le polemiche

Lettera aperta a don Marco

Un affezionato lettore e commentatore, Claudio Carminati prova a riflettere a bocce ferme dopo le prese di posizione del curato di Brignano sugli islamici e le bestemmie.

Un affezionato lettore e commentatore di Bergamonews, Claudio Carminati prova a riflettere a bocce ferme dopo le prese di posizione del curato di Brignano sugli islamici e le bestemmie.

Caro Don Marco,

a proposito delle notizie che la riguardano, pubblicate sul quotidiano online BergamoNews, proverò, in questa mia lettera aperta, a spiegarle in sintesi e molto modestamente, il mio punto di vista sulla vicenda, nel quale le dirò perché da una parte le sono vicino e solidale e, dall’altra, sono profondamente contrario alla sua reazione.
Innanzitutto, il dover essere costretto a sopportare che si bestemmi il proprio Dio, in casa propria per giunta, non è per nulla giusto e nemmeno dovuto. Con tutta la pazienza e la tolleranza, propri del suo Ministero, ciò è in ogni modo di difficile attuazione, sempre che i casi de lei riportati assumano una massiccia consistenza nel tempo e negli episodi; in questo caso, quindi, pur richiamandola ai dettami evangelici, che conosce senz’altro meglio di me, ha tutta la mia comprensione, poiché ritengo che le difficoltà umane necessarie a gestire una tale situazione, siano enormi.
Sono però convinto che i Sacerdoti debbano “Portare il Peso” della difficoltà davanti a colui che si vede o si dichiara diverso. Capisco quanto ciò possa essere complicato, ma non è facendo della facile demagogia che si risolve il problema. Infatti, se noi partissimo dalla loro intolleranza e dal loro fanatismo (a loro inculcato fin da bambini…) potremmo insegnar loro cosa significa la tolleranza religiosa e non solo.
Diverso, quindi, è invece il mio parere sulle sue reazioni ai suddetti episodi. Credo ora, sia pure la cosa sia nata quasi a sua insaputa, si renda conto di quanto essa si presti a strumentalizzazioni che, personalmente, non ritengo certo utili, alfine di una corretta e ormai necessaria, nonostante ciò che molti pensano, convivenza.
Ritengo, a tale proposito, che dobbiamo essere in grado, tutti, di capire che la stessa sia possibile. Faticosa e difficile, senza dubbio, ma anche utile e intelligente.
Questo vuol dire, forse, che la convivenza tra differenti etnie, culture e religioni sia agevole e facilmente realizzabile? Assolutamente no.
Potremmo provarci, però
, perché spesso l’incontro e il confronto, la frequentazione e la consuetudine producono curiosità e stima, riducono gli stereotipi e i pregiudizi, incentivano la reciprocità e lo scambio; cambiano le persone e le loro mentalità: quella di chi accoglie e quella di chi è accolto.
Dobbiamo perciò avere le capacità (magari la scuola potrebbe far molto in questo senso), di condividere e comprendere i sentimenti e le emozioni altrui, specialmente nei confronti di persone di diverso gruppo etnico, allontanandoci così da tutto quello che è strettamente legato agli stereotipi e al pregiudizio razziale.
Inoltre, accettare ciò che è accettabile sulla base del criterio rappresentato dal rispetto dei diritti universali della persona, è un segno di forza e di maturità del sistema democratico e dello Stato laico rispetto a quelli dispotici e confessionali.
Noi non viviamo né in un né nell’altro. Dimostriamoci quindi più forti e migliori.
Ne beneficeremo tutti.
Con la certezza che vorrà riflettere su quanto da me, sia pure molto succintamente, scritto, le porgo cordiali saluti.

Claudio Carminati

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