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Repubblica democratica del congo

Valentina, da Varese per aiutare i bambini soldato africani

La 31enne di Clivio lavora con Coopi, un'organizzazione non governativa italiana. "Aiutiamo i bambini rapiti della loro infanzia"

Foto di Livio SenigalliesiLa più celebre rappresentazione cinematografica sul dramma dei bambini-soldato sono le immagini di “Blood Diamond”, il film con Leonardo Di Caprio che rimesta nel traffico di diamanti tra Sierra Leone e Liberia. Un coacervo di scontri tribali, interessi nascosti e drammi sociali che tra le sue pieghe ingurgita la storia di tanti bambini rapiti della loro infanzia e della loro adolescenza.
A coordinate diverse, nella Repubblica Democratica del Congo nel cuore dell’Africa più povera, lavora invece Valentina Scarpazza, 31enne originaria di Clivio in provincia di Varese. (Foto a sinistra di Livio Senigalliesi)
La sua testimonianza però non è un film, ed è filtrata dal suo punto di vista, quello di un operatrice esperta che ha intriso la sua formazione di cooperazione internazionale: una laurea in scienze internazionali e diplomatiche a Forlì, master in diritti umani a Sarajevo e poi la gavetta con le ong internazionali.
La sua strada l’ha trovata con Coopi (nel link il sito istituzionale), un’organizzazione non governativa italiana laica e indipendente “che lotta contro ogni forma di povertà per migliorare il mondo”. Una strada che l’ha portata in Congo, a Bunia, una cittadina con 300mila abitanti stanziati in abitazione che a seconda della vicinanza dal centro cittadino possono essere in muratura, fango e paglia o lamiere.
Qui Valentina lavora con il peggiore dei drammi che attraversano le società africane: i bambini-soldato, una definizione che è quasi un ossimoro, ed è molto più ampia di come la si intende normalmente.
«Iniziamo col dire che non si tratta solo di bambini ma anche di bambine, che spesso diventano le domestiche, le schiave o le concubine dei comandanti militari – spiega Valentina -. Quando arrivano nel nostro centro sono traumatizzati, non sono più bambini, hanno saltato la tappa dell’infanzia, hanno traumi a livello psicologico che si manifestano in fobie e incubi. Non hanno più punti di riferimento, il comandante in armi diventa il loro padre, o "marito". Arrivano anche bambine che a 13 anni aspettano un bambino».
Questa è la realtà congolese e contro questa realtà combatte il progetto di cooperazione di Coopi, un progetto che si occupa di bambini soldati, usciti dalle forze dei gruppi armati; bambini costretti a prostituirsi, bambini che lavorano nelle miniere.
Valentina con Coopi lavora in un centro a Bunia che prende in carico proprio questi bambini. Insieme ad un equipe di 50 persone, tra assistenti sociali, medici e psicologi, avviano questi bambini in un percorso che li possa portare fuori dal loro passato e affrontare la vita.
«Il nostro programma prevede ascolti con gli psicologi, attività ludiche detraumatizzanti, e di alfabetizzazione. Poi si cerca di capire il progetto di vita del bambino, di dargli una formazione, trovargli una famiglia, reinserirlo in un contesto scolastico.
Valentina Scarpazza«Da un po’ di anni c’è un programma di smobilitazione di questi bambini dalle tribù armate – spiega Valentina -, ci sono dei punti di raccolta organizzati dall’esercito regolare congolese. In altri casi scappano da soli o vengono abbandonati. Ed è così che arrivano da noi».
Coopi sta cercando ora nuovi finanziamenti per proseguire i suoi progetti nella repubblica democratica del Congo, «stiamo aspettando il via per un nuovo progetto che partirà a giorni – racconta Valentina -. Questa è una fase molto delicata per la nostra organizzazione perché stiamo cercando nuovi finanziatori per i progetti. I finanziatori istituzionali spesso intervengono in una fase emergenziale, là dove ci sono conflitti aperti e drammi sociali molto acuti. nella zona dove lavoriamo noi si tratta ora di dare continuità ad un progetto che dalla fase emergenziale deve passare ad una fase di ricostruzione e che ora si trova in una fase “grigia”».
Intanto per Valentina è già ora di fare le valige. A giorni il suo prossimo progetto dovrebbe ricevere l’ok.

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