Dov’è Yara Gambirasio? E’ la domanda che la madre della ragazza, di soli 13 anni, si pone fin dalle 19 di venerdì 26 novembre, o ancora prima, dalle 18,49, quando ha tentato di chiamare la figlia al cellulare non vedendola rientrare a casa, senza ottenere alcuna risposta. Il cellulare suonava libero, ma si è spento subito dopo. Da allora la famiglia Gambirasio è piombata nel mistero e nel silenzio. Così è stato anche per Brembate Sopra e, da domenica, anche per quel pezzo d’Italia che ha deciso di seguire la vicenda grazie a giornali, radio e televisioni.
Dov’è Yara? Resta una domanda inevasa, dopo quasi otto giorni in cui più volte, una risposta sembrava poter arrivare. Eppure non è arrivata dai sospetti su un furgone bianco che probabilmente si aggirava nella zona del centro sportivo di Brembate Sopra quella sera del 26 novembre ed è stato poi notato, forse, da un imprenditore e cacciatore nella zona di Colle Pedrino, il giorno dopo.
Una risposta che non è arrivata dal giovane Enrico Tironi, 19 anni, che vive con la famiglia a circa 200 metri da casa di Yara, e dopo le prime 24 ore di ricerche si è affrettato a dichiarare a stampa e tv di aver notato Yara che parlava con due adulti vicino ad una Citroen rossa, per strada. Dichiarazione prima smentita dallo stesso Tironi, denunciato dai carabinieri per procurato allarme, e poi in parte ritrattata: "Forse non era Yara". Ma perchè quel giovane vicino abbia parlato con tanta dovizia di particolari resta ancora da chiarire del tutto.
La risposta non c’è. Non è arrivata almeno per ora dalla pista tracciata dal fiuto dei cani e dal cellulare della ragazza, che si è spento nella cella di Mapello. Il cantiere per il nuovo centro commerciale di Mapello è stato battuto in lungo e in largo dai carabinieri. E non risulta che siano state trovate tracce determinanti che possono essere collegate a Yara Gambirasio. Eppure i cani hanno portato lì.
Non c’è un riscontro nemmeno nelle battute di ricerca che in otto giorni hanno impegnato circa 300 uomini tra carabinieri, polizia (negli ultimi due giorni), protezione civile, vigili del fuoco: dal monte Linzone a Dalmine, passando per tutta la zona di Brembate Sopra, Mapello, Almenno e l’hinterland di Bergamo, sono stati passati al setaccio fiumi, torrenti, boschi, campi, capanni, cantieri, pozzi: non si è trovato nulla. Nulla nemmeno al centro sportivo, perquisito in lungo e in largo, anche all’interno della casa del custode.
Ha parlato un vicino di casa di Yara, sui cinquant’anni, che ha spiegato di aver visto quella sera del 26 novembre due persone che litigavano per strada. Ma non si è arrivati ad una pista concreta. Ha parlato una donna che ha notato un sacchetto volare fuori da un’auto sull’Asse interurbano, a Mapello, proprio ieri: c’era dentro un giubbetto nero, ma non era quello di Yara marcato "Hello Kitty". Ha parlato un giovane boliviano che sostiene di aver visto Yara a Bruntino di Villa d’Almè: testimonianza inattendibile.
Il morale degli inquirenti sembra piuttosto basso: indagano il pubblico ministero Letizia Ruggeri e i carabinieri di Bergamo, in particolare il nucleo investigativo del capitano Giovanni Mura. Ma pare che in quel tardo pomeriggio del 26 novembre una brava ragazza di 13 anni, di nome Yara Gambirasio, sia come scomparsa nel nulla, senza lasciar tracce se non minuscole molecole del suo odore, fiutato da segugi specializzati. Le ipotesi: o quella di un maniaco che può aver rapito Yara o quella di una persona che la ragazzina conosceva ed è riuscito a carpirla senza doverla obbligare, almeno in un primo momento. La realtà è quella di una storia che, per ora, resta un grande mistero.
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