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“L’omicidio ci ha sconvolto: non sappiamo pi?? chi ci vive accanto” fotogallery

Il sindaco Maria Teresa Sibella spiega lo stato d'animo della sua gente dopo l'assassinio del pensionato milanese.

Stupore, sconcerto, ma anche paura. Quassù in Valle Imagna un omicidio non lo ricordano a memoria d’uomo. Ma nella tragica morte di Felice Mariani, ucciso con quattro colpi di pistola sul pianerottolo di casa da un coinquilino (Claudio Pinto), la gente di Rota Dentro, frazione del già piccolo Comune di Rota Imagna (900 abitanti in tutto, 300 nel borgo), legge qualcosa che va al di là del singolo episodio. “Ormai non si conosce più chi ci vive accanto” spiega il sindaco Maria Teresa Sibella.
Non che tra queste vallate non si sia abituati a vedere anche volti sconosciuti. Qui un tempo venivano in colonia i bambini di Sesto S. Giovanni, guarda caso il nome della via dove è maturato l’omicidio. Qui da sempre sono di casa milanesi, e lombardi in generale, alla ricerca di un po’ di fresco e di tranquillità a poche decine di chilometri da casa. Però ci si è sempre conosciuti tutti. Il “controllo sociale”, indiretto e discreto, non è mai mancato.
Il delitto di domenica mattina ha squarciato un velo. Ha dimostrato che anche nel cuore della Valle Imagna ci possono essere presenze oscure, persone che sfuggono all’occhio attento dei vicini, figure di cui non si riesce a capire nulla. Quando scopri che una di queste all’improvviso si rende protagonista di un omicidio, che solo per caso ha fatto vittima un altro “forestiero”, è come se il tuo piccolo mondo perdesse la sua originalità, la sua rassicurante tranquillità. “Siamo sconvolti – conferma il primo cittadino – La mia famiglia ha anche gestito un bar, ricordo qualche discussione vivace, ma mai una lite con un coltello per esempio”.
Andrea Faini
, figlio della convivente del pensionato ucciso, con la sua testimonianza conferma i timori della gente: “Non c’è stata alcuna lite o discussione tra Pinto e Mariani. Il carpentiere da alcuni mesi viveva nell’appartamento sotto quello di mia madre. Stava barricato in casa con le tapparelle sempre abbassate. Non aveva contatti con nessuno. Qualche giorno fa non aveva voluto aprire nemmeno alla sua padrona di casa”. L’omicidio è stata una, almeno apparentemente, improvvisa e imprevedibile esplosione di follia. Nemmeno giustificata, rispetto a casi clamorosi come quello di Erba, da precedenti dissidi condominiali.
“Resta il problema di sapere chi vive in mezzo a noi – sottolinea Maria Teresa Sibella – Forse, provo a lanciare una proposta, bisognerebbe che fosse rispettato l’obbligo di registrare in Comune le persone a cui si concedono in affitto gli appartamenti, così come avviene per gli ospiti degli alberghi”. Sarebbe senz’altro una forma di controllo, comunque non sufficiente ad evitare casi come quello di domenica. Perché Claudio Pinto risulta incensurato. Fino ad un giorno fa per le forze dell’ordine era un perfetto sconosciuto.
Nessuno poteva sapere né immaginare che covava dentro di sé una violenza tale da affrontare un inerme vicino di casa e scaricargli addosso una sventagliata di colpi.

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