L’anteprima era toccata giovedì a Deval Patrick, il governatore dello stato del Massachusetts. Sabato, con una serie di iniziative, alla presenza anche della stampa italiana, è stato inaugurato ufficialmente il Biocell center di Boston. Un centro di ricerca nato a Busto Arsizio ora anche nel cuore mondiale dell’innovazione: gli Stati Uniti.
La notizia è di quelle cui non siamo troppo spesso abituati: la ricerca scientifica italiana, purtroppo, sembra spesso destinata alla fuga dei cervelli, e non ad una “invasione”. Per una volta non è stato così.
Il Biocell è il primo centro d’America in cui raccogliere e crioconservare le staminali prelevate da liquido amniotico, ed è un “prodotto” del made in Italy. La sede della struttura si sviluppa su quattrocento metri quadrati su un unico piano. Lì, oltre alle diverse attività, saranno raccolte e conservate le cellule staminali catturate dal liquido amniotico. Queste cellule potranno aiutare il bambino quando sarà adulto, grazie ad alcuni tipi di cure genetiche.
Quella di oggi è una giornata di grande soddisfazione e orgoglio per il Professor Giuseppe Simoni – direttore scientifico della Biocell Center, già docente di Genetica all’Università di Milano – che dal 1969 si è dedicato alle ricerche sulle cellule amniotiche e il cui metodo di crioconservazione oggi sbarca anche Oltreoceano. «Per anni e anni – racconta il Professor Simoni – ho visto e studiato da vicino il liquido amniotico. Possiamo dire che ho speso una vita a cercare di sapere di tutto e di più su questo tipo di materiale fetale. Per ovvie esigenze, occupandomi di diagnosi prenatale ero “costretto” a conservare parte del liquido amniotico utilizzato per le amniocentesi, in caso si presentasse la necessità di ripetere l’esame. E quindi diciamo che mi capitava di scongelare i campioni di liquido, per poi ricongelarli di nuovo. Finché mi resi conto che dopo tali passaggi le loro caratteristiche non variavano minimamente. Da lì l’illuminazione: perché non conservarli in azoto liquido e, in caso di necessità utilizzarli di nuovo?».
Quella della Biocell Center Corporation è una vera sfida in termini scientifici, una scommessa sulle potenzialità che il patrimonio biologico di ciascuna futura mamma, possano presto tramutarsi in applicazioni pratiche. A tal proposito è chiara intenzione della neonata struttura avviare
progetti di ricerca e collaborazione con le università e gli ospedali degli Stati Uniti. Un esempio è l’
accordo di ricerca già siglato fra Biocell Center e l’Harvard Medical School, dipartimento di Oftalmologia, sulla terapia cellulare per degenerazioni retiniche con cellule staminali da liquido amniotico.
«Siamo fiduciosi – chiosa la Dottoressa Kate Torchilin, dall’alto della sua pluridecennale esperienza nel management di industrie statunitensi a carattere scientifico – che l’idea della Biocell Center Corporation incontrerà i favori del popolo americano, storicamente aperto al nuovo e alle sfide, permettendo così di creare una perfetta sinergia, in cui la scelta di ciascuna mamma di pensare alla salute del proprio figlio, servirà anche a far progredire la ricerca scientifica per il bene di tutti. Quale futura mamma, avendo a cuore che il proprio figlio nasca sano, e si mantenga tale più a lungo possibile, direbbe di no a stipulare per lui una sorta di “assicurazione biologica” conservando le cellule staminali del liquido amniotico? Io credo nessuna, soprattutto se farlo non comporta danni, né per se stessa, né per il nascituro».
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