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Omicidio

Vertova, la scena del delitto sotto la lente dei Ris

I Ris di Parma eseguiranno oggi alle 15,30 un sopralluogo nell'abitazione di via Cinque Martiri 65, dove il 24 luglio ?? stata uccisa Mariagrazia Pezzoli. Nel frattempo proseguono a ritmo serrato gli interrogatori dei carabinieri del sostituto procuratore Carmen Pugliese. Ascoltati tutti i parenti diretti di Giuseppe Bernini, sotto la lente conti correnti e polizze assicurative.

Cresce l’attesa per l’arrivo dei Ris di Parma, i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche, che oggi saranno a Vertova alle 15,30 per un sopralluogo nell’abitazione e nello studio al piano terra dove è stata uccisa con trenta coltellate Mariagrazia Pezzoli, 45 anni, moglie dell’imprenditore e assessore allo Sport Giuseppe Bernini.
Il Reparto investigazioni scientifiche dell’Arma dei carabinieri, in azione oggi a Vertova, è molto noto a livello mass mediatico a causa degli interventi in eccellenti casi di cronaca, da Cogne a Garlasco (foto a fianco), dal caso Meredith a Perugia fino al duplice omicidio dei coniugi Donegani, perpetrato a Brescia. Nell’agosto 2005, proprio per affrontare al meglio il caso Donegani, i Ris furono chiamati in territorio bergamasco, al passo del Vivione, dove furono ritrovati i resti dei corpi appartenenti ai coniugi, gettati in una scarpata – secondo i giudici – dal nipote Guglielmo Gatti. In quel frangente il colonnello Luciano Garofano (foto sotto), comandante del Reparto, scese personalmente lungo un pendio per un sopralluogo al fianco dei suoi sottoposti.
Tramite microscopiche traccebiologiche i Ris riaprono casi anche a distanza di tempo, avvalendosi di rilevatori e apparecchiature altamente sofisticati: è successo ad esempio per l’omicidio di Simonetta Cesaroni in via Poma, a Roma, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del 1990. Procedimento penale riaperto a causa di tracce biologiche trovate su un reggiseno della vittima 17 anni dopo i fatti.
L’attesa di spunti decisivi da parte dei Ris cresce anche tra gli uomini del nucleo investigativo provinciale dei carabinieri e in particolare della sezione scientifica, coordinati dal sostituto procuratore Carmen Pugliese. Qualsiasi traccia biologica che venisse rilevata all’interno dello studio al piano terra di via Cinque Martiri, a Vertova, potrebbe avere un peso rilevante e soprattutto consentirebbe controlli incrociati con i risultati dati dall’analisi delle tracce di sangue rinvenute nello studio. Sangue in buona parte appartenente a Mariagrazia Pezzoli, ma probabilmente anche all’assassino che si era tagliato rompendo dall’esterno il vetro di una finestra dello studio.
Altro particolare non irrilevante: i Ris e la scientifica del comando provinciale di Bergamo ricostruiranno la mappa delle tracce di sangue all’interno dello studio. Una mappa che può parlare e dire molte cose: se la donna è stata colpita tra la porta d’ingresso dell’abitazione e lo studio o già all’interno dello studio (il che rivelerebbe un atteggiamento accondiscendente almeno nelle prime battute dell’incontro tra la vittima e l’assassino); dove Mariagrazia Pezzoli è stata colpita in modo decisivo; da quale posizione sono arrivate le coltellate alle spalle, in che punto è arrivato al collo il fendente decisivo che ha reciso la carotide della donna.

Intanto gli investigatori continuano a scavare tra famiglia e lavoro, senza sosta, per aprire prima possibile il registro degli indagati. Tra le persone ascoltate almeno una decina di parenti diretti di Giuseppe Bernini. L’atteggiamento del marito, che aveva scoperto il cadavere alle 15,30 del 24 luglio, è stato sotto osservazione fin dall’inizio. E sotto osservazione è finito anche il comportamento di molti parenti di Bernini, che non sono mai stati sul luogo del delitto il 24 luglio, cosa che invece avevano fatto la sorella, il fratello e gli zii della Pezzoli. Assenti, i parenti del marito, anche all’autopsia e molto defilati al funerale della vittima. Uno degli obiettivi principali, tramite gli interrogatori, ma anche tramite visure camerali e accertamenti sui conti correnti, è quello di ricostruire l’esatto rapporto sentimentale e lavorativo tra Bernini e la moglie, e tra le rispettive famiglie. Analizzate per filo e per segno anche le polizze assicurative intestate alla coppia.
Resta integra, anche se non viene privilegiata, l’ipotesi di un mandante, che lascerebbe intravedere un accordo tra due o più persone per compiere l’omicidio. Il modo di operare dell’assassino, però, è stato tipicamente passionale: trenta coltellate su tutto il corpo della vittima, una al collo. E in più il vetro di una finestra dello studio che l’assassino avrebbe rotto dall’esterno in preda ad un eccesso d’ira, prima di accedere all’abitazione senza forzare la porta (forse la vittima gli ha aperto perché lo conosceva e sperava di poterlo calmare). Un’azione che dovrebbe essere mossa da motivi strettamente personali e individuali.
Ma quel che gli inquirenti non escludono è che ci possa essere stata una sovrapposizione o comunque un incrocio di interessi tra un eventuale mandante e l’assassino: entrambi avrebbero voluto morta Mariagrazia Pezzoli, forse per motivi diversi.

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