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Il direttore della rianimazione

Bergamo, “in terapia intensiva il 90% è no vax, alcuni ci dicono che vogliamo ucciderli e come curarli”

Fabrizio Fabretti, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale Papa Giovanni: "Nelle ultime due settimane c'è stato un sensibile incremento dei ricoveri nel reparto di Malattie infettive. Bisogna spingere con le terze dosi e convincere chi non si è vaccinato a farlo"

Bergamo. “Nelle ultime due settimane c’è stato un sensibile incremento dei ricoveri nel reparto di Malattie infettive. Da lì, in automatico, un incremento di posti occupati in Terapia intensiva. Riusciamo a dimettere qualcuno, ma poi arriva un nuovo paziente. A oggi, i posti letto sono tutti occupati. E se il trend è questo, dovremo aumentarli” A parlare è Fabrizio Fabretti, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Fabretti ha in carico i pazienti Covid. “Temo che a dicembre avremo il picco – ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano -. Bisogna spingere con le terze dosi e convincere chi non si è ancora vaccinato a farlo. E va reintrodotto l’obbligo di mascherina, ovunque, anche all’aperto. Detto ciò, spero si possano mantenere livelli accettabili di pressione sugli ospedali”.

La maggior parte delle persone ricoverate in Terapia intensiva non è vaccinata. “Nove su dieci non hanno ricevuto alcuna dose – sottolinea -. E nel 90% dei casi, chi entra in Terapia intensiva ed è vaccinato esce sulle proprie gambe. Senza vaccino, la percentuale scende di molto. L’età media varia dai 50 agli 80 anni, ma abbiamo avuto anche 35-40enni”.

Dietro alle persone che non si vaccinano ci sono diverse motivazioni. “In genere la paura – prosegue Fabretti -. Gli irriducibili, quelli iper convinti, di solito sono pochi. Quando siamo costretti a intubarli, ci dicono che vogliamo ucciderli. Addirittura che vogliamo rubare loro i soldi. Alcuni ci dicono come dobbiamo curarli, attingendo alle terapie più strane, che non sono previste in letteratura”. Altri, invece, si scusano e ci ringraziano. “Ma sono pochi”.

L’intervista si chiude con un appello alla vaccinazione. “Si tratta di scegliere tra un rischio minimo, vicino allo zero, e un rischio molto più consistente – osserva Fabretti -.  Chi non vuole vaccinarsi, si faccia convincere da chi vede pazienti Covid in fin di vita”.

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