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A roma

Vittime del Covid, 500 parenti chiedono processo civile contro Regione e Governo

Prima udienza (da confermare) il 14 aprile. L'avvocato Locati: "Presentata una documentazione dettagliata per acclarare le responsabilità delle istituzioni"

“Se sarà possibile, il 14 aprile a Roma saremo in più di 500 per fa sentire la nostra voce e chiedere giustizia”. Difficile, considerate le attuali restrizioni, ma l’avvocato Consuelo Locati spera di poter portare nella Capitale l’intero maxi gruppo di parenti di persone scomparse a causa del Covid, firmatari della causa civile intentata contro Regione Lombardia, ministero della Salute e Presidenza Consiglio, in occasione della prima udienza che dovrebbe svolgersi tra meno di un mese.

Ma il condizionale è d’obbligo perchè, come spiega lo stesso legale “si tratta di una data fissata in atto di citazione e che il Tribunale romano, secondo la legge, deve confermare. Lo farà anche in base alla possibilità di analizzare tutto il materiale che abbiamo presentato, che è ampio e rilevante”.

Cosa contiene in particolare? “Una documentazione dettagliata attraverso la quale è possibile acclarare le responsabilità delle istituzioni nella gestione della pandemia e in tutti i decessi che abbiamo avuto. In Lombardia e non solo”.

Sì, perchè tra gli oltre 500 firmatari molti risiedono in regioni diverse dalla nostra, come Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e non solo. A guidarli, oltre all’avvocato Locati, i colleghi bergamaschi Alessandro Perone e Piero Pasini, oltre a Giovanni Benedetto di Milano e Luca Berni di Parma.

I parenti delle vittime hanno richieste ben specifiche: “In base alle prove presentate, chiediamo una transazione economica per i nostri assistiti, un atto che presuppone un’assunzione di responsabilità, quella a cui teniamo di più. Poi una legge di indennizzo per i parenti scomparsi. Ma preciso che la parte economica deve esserci per legge e tutti eviterebbero senza problemi di chiedere soldi a patto di veder riconosciuta la colpa di chi ha sbagliato”.

Un procedimento che corre parallelo all’inchiesta aperta dalla procura di Bergamo per stabilire se qualcuno ha sbagliato nella gestione della pandemia, in cui sono stati ascoltati – tra gli altri – il presidente regionale Attilio Fontana, il ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex premier Giuseppe Conte: “In quel caso, però, se si arrivasse a un processo penale a pagare sarebbero i singoli. Con una causa civile come la nostra, invece, puntiamo alle istituzioni”.

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