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La riflessione

“Bulli e disagiati: ma chi siete davvero?”

Disagio adolescenziale e bullismo. Se ne sente sempre parlare, diventando fatto di cronaca. Ma quante volte davvero ci siamo interrogati sulle ragioni di questi fenomeni? Ci riflette Domenico Piccolo, classe '88

Uno dei fenomeni allargatisi a macchia d’olio negli ultimi tempi, considerati anche i fatti di cronaca, è quello del bullismo e del disagio adolescenziale.
Spesse volte si sente parlare di quanto nelle giovani generazioni sussiste una difficoltà ad esprimersi e ad essere considerati, ma quante volte ci siamo interrogati sul senso di tutto ciò?

Ripensando alle generazioni passate, vediamo come la forbice che consentiva ad un bambino o ad un ragazzo di trovare nuove vie per trasgredire i dettami della famiglia o della società fosse in realtà piccola.
Ascoltando coloro che hanno attorno ai 40-60 anni pare di intravedere come le urgenze di quel tempo fosse sopratutto poter mangiare o comunque inventarsi giochi che non turbavano più di tanto la quiete campagnola o la frenesia cittadina. Un sano timore risiedeva nell’animo dei più piccoli. Non mancano eccezioni, perché là dove la cultura e l’alfabetismo hanno faticato ad insediarsi era normale tentare di imitare o addirittura provare a superare le “imprese” dei grandi.

Questa forbice si è allargata sempre più, ed ha portato gli adolescenti attorno ad un baratro molto pericoloso. Le dimostrazioni di forza e sprezzo del pericolo di cui necessita un ragazzo per poter essere accettato dal gruppo si sono fatte davvero estreme. Se consideriamo poi la foga con la quale accorrono a condividere le loro “imprese” sul web, possiamo parlare di una domanda forte di attenzione e coinvolgimento di cui sono latenti.

Il bisogno di trovare un’identità e di poggiare su valori stabili e coerenti nelle persone è alla base sia di questo disagio e delle sempre più inaudite violenze di cui sono vittime i loro coetanei, spesso anche impossibilitati a difendersi, perché affetti da qualche malattia o perché lasciati soli dal resto della classe o del gruppo. Sappiamo molto bene infatti che questo fenomeno investe in particolare i ragazzi quando si coalizzano tutti contro una sola persona o un altro gruppo di persone.

Come poter agire contro tutto ciò? Come poter aiutare entrambe le parti?

Provo a mettermi nei panni dei genitori, degli educatori e delle altre persone che ruotano attorno a queste realtà. Il primo passo da compiere penso sia quello di responsabilizzarci, ciascuno nel proprio ambito, e provare a metterci non più attorno ad essi, ma con essi. Standogli accanto, cercando un dialogo sincero e tentando di trovare nuove vie e nuovi strumenti che permettano al ragazzo di vivere questa già complicata fase della vita con più serenità e meno “ansia da prestazione” che attanaglia il cuore e la mente fino a non permettere più l’amore sincero, il rispetto della verità e dell’altro trasformandolo in un brutto modo per dire chi sei.

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