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L'appello

Allarme per “Balena Blu”, il gioco che istiga al suicidio: “Non fate che arrivi anche in Italia”

Si chiama Blue Whale ed è, a tutti gli effetti, un gioco che istiga al suicidio. Dalla Russia è approdato in Francia e le reti social si sono attivate per bloccare il macabro gioco, ma le visualizzazioni aumentano sempre di più e non è detto che non raggiunga altri Paesi

“Balena Blu”. No, non c’entra niente con il grande cetaceo marino. Si tratta del nuovo pericolo social degli adolescenti.

In Italia non si è ancora manifestato, ma dalla Francia arrivano dati allarmanti tanto da essere segnalato a presidi e insegnanti per sensibilizzare le famiglie. È un gioco, se così è lecito chiamarlo, che comprende 50 prove: le prime di solito inoffensive – fai felice qualcuno, di’ ti amo a qualcuno, parla con uno sconosciuto per strada – ma poi si passa di grado – svegliarsi di notte per ascoltare musiche tristi, ferirsi, non parlare con nessuno, salire su una gru – fino a quella finale di uccidersi, proprio come la balena blu che si dà la morte spiaggiandosi. Ci sono i tutor che, con pseudonimo, tengono i rapporti con chi accetta di partecipare alla sfida senza però capire il pericolo nascosto.

È, a tutti gli effetti, un gioco che istiga al suicidio.

La terribile sfida che prende di mira adolescenti e persone inclini alla depressione è nata due anni fa in Russia da un trio di ragazzi oggi in prigione: le loro motivazioni restano poco chiare e le loro spiegazioni poco credibili. Ma hanno pensato a tutto, al logo, alle musiche e alle domande in crescendo e sempre legate al tema della morte.

L’idea sarebbe nata intorno al gruppo VKontakte chiamato f57 dove venne pubblicata due anni fa la foto di una ragazza suicida sotto un treno. Ma la macabra iniziativa ha varcato i confini ed è arrivata in Francia sotto il nome «The blue whale challange», ma continua a diffondersi: alcuni dei video postati nei gruppi della sfida contano anche 200 mila visualizzazioni.

Le reti social si sono attivate, dopo l’allarme per cancellare i siti o impedire la diffusione dei contenuti sospetti, ma ancora in rete si possono trovare tutor e non è certo che la rete che istiga al suicidio sia stata strappata per sempre senza che raggiunga altri Paesi.

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