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L'appello

“Aiutatemi a riabbracciare mia figlia Latifa, sequestrata da suo padre in Tunisia”

Disperata, la donna, che si chiama Laura, ha deciso di scrivere al nostro giornale affinché qualcuno la possa aiutare a ritrovare la piccola di soli 3 anni.

Non ha più notizie di sua figlia di soli 3 anni che nel 2015 sarebbe stata portata in Tunisia dal padre senza il su consenso. Disperata, la donna, che si chiama Laura, ha deciso di scrivere al nostro giornale affinché qualcuno la possa aiutare a ritrovare la piccola Latifa.

Una vicenda poco chiara, con il padre della bimba, Y.B., tunisino, che nel frattempo è stato rinviato a giudizio per sottrazione di minore e sequestro di persona aggravato. Prima di separarsi i due abitavano a Stezzano. Nell’aprile del 2015 l’uomo ha deciso di lasciare l’Italia e di tornare in patria portando con sé la figlioletta. Dopo un paio di contatti con la donna, l’uomo è sparito nel nulla insieme alla piccola Latifa.

Ecco la lettera della madre:

Gentile direttore Rosella del Castello,

mi rivolgo a Lei che da donna può capire meglio che cosa provo in questi lunghi e dolorosi mesi in cui non so più nulla di mia figlia Latifa.

Una bimba nata a Bergamo il 9 gennaio 2013 e tenuta segretamente nascosta in Tunisia, dal 18 aprile 2015, da suo padre Y.B.

Le scrivo da Tunisi, dove mi trovo da alcuni giorni perché dovevo presentarmi ad un processo per riavere la mia bimba, ma l’udienza è stata spostata al mese prossimo e così eccomi qui, bloccata in un Paese straniero ad aspettare una Giustizia che tarda a farsi valere.

Tutto ha avuto inizio sabato 18 aprile 2015, quando il mio ex marito mi ha chiesto di poter trascorrere un fine-settimana con nostra figlia. Da allora lui e Latifa sono spariti nel nulla. Con un passaporto tunisino si è imbarcato a Genova superando tutti i controlli di frontiera senza che la polizia italiana chiedesse spiegazioni ed ha raggiunto la Tunisia dove ha fatto perdere le proprie tracce.
Domenica 19 aprile non avendo notizie di mia figlia e non avendo nessuna risposta al cellulare di mio ex marito, ho telefonato a tutti gli ospedali della Bergamasca e poi ho sporto denuncia di sequestro alla Questura di Bergamo.

Da quel giorno è iniziato il mio calvario per poter rivedere mia figlia e riabbracciarla. Non essendoci accordi bilaterali tra Italia e Tunisia per i minori ho dovuto recarmi a Tunisi dove ho chiesto giustizia alla Corte del Paese africano. Il 10 luglio 2015 la prima sentenza emessa dal Tribunale di Tunisi mi ha riconosciuto l’affido condiviso in casa del padre. In quell’occasione ho avuto modo di rivedere mia figlia e di rendermi conto delle sue reali condizioni di salute.

Pur di stare con mia figlia sono rimasta cinque giorni sequestrata nella casa del mio ex marito, fino alla mattina del 15 luglio quando il Tribunale di Tunisi mi ha convocato per la sentenza definitiva. La Corte ha stabilito e ha riconosciuto l’affido esclusivo di Latifa alla mia persona purché in cambio ritirassi la querela nei confronti del mio ex marito. Così ho fatto, non volevo e non voglio accanirmi contro nessuno: voglio solo poter avere mia figlia.

Da quel momento però, mio marito è uscito da Tribunale ed è sparito: si è dileguato nel nulla portandosi via per sempre mia figlia.

Da allora ho bussato e chiesto che mi venissero riconosciuti i miei diritti stabiliti da una Corte di Giustizia al Ministero degli Interni, al Ministero dell’Infanzia minacciata, al Presidente del Tribunale di Tunisi: come unica risposta ho ottenuto il nulla.

Nell’ultimo anno mi sono recata in Tunisia 34 volte, subendo severi controlli sia in entrata sia in uscita dal Paese africano.

Ho chiesto aiuto all’Ambasciata d’Italia, al dottor Canino, ma tutte le speranze alimentate quotidianamente da promesse si sono frantumate in delusioni cocenti.

L’impegno, le battaglie, gli sforzi compiuti per riavere mia figlia, mi sono costati il posto di lavoro. Sono sfinita da questi 15 mesi così difficili, mi sono permessa di rivolgermi a Lei perché comprenda il mio dolore, l’ingiustizia della quale sono vittima, possa dar voce al mio caso e possa ridare ad una madre la gioia di riabbracciare la propria figlia.

La Tunisia, Paese in cui viene trattenuta attualmente mia figlia, non ha ancora aderito alla Convenzione de L’Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori.

Guardo ogni giorno in televisione gli sbarchi continui di migranti sulle nostre coste. Diamo speranza a migliaia di persone, ci commuoviamo per i bambini che sono gli essere più indifesi e innocenti su questa Terra. Mi chiedo se qualcuno possa avere compassione anche per me, chiedo appello a Lei, al suo quotidiano, ma vorrei che la mia richiesta varcasse ogni confine e bussasse alla porta del cuore di chi tiene sequestrata mia figlia.

A volte sono così sconvolta e senza speranza che mi chiedo se è ancora in vita. Non ho più nessuna notizia di lei.

La ringrazio per la sua disponibilità e la sua pazienza.

Cordiali saluti

Laura

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